(segue) Sintesi del Regime
(18 marzo 1934)
[Inizio scritto]

      Nei giorni scorsi sono stati ospiti del Governo italiano il Presidente del Consiglio di Ungheria e il Cancelliere della Repubblica Austriaca. Ciò che abbiamo fatto, appare dai protocolli. È inutile forzarne la interpretazione. Fra Italia, Austria e Ungheria esistono dei rapporti di amicizia, che dopo la guerra, hanno avuto maggiore giustificazione e fondamento. L'Ungheria, isolata e spogliata anche delle terre assolutamente magiare ha trovato nell'Italia una comprensione solidale, che non è di ieri e che ha avuto espressioni chiare in molte manifestazioni della nostra politica estera. L'Ungheria chiede «giustizia» e il mantenimento di promesse che le furono solennemente fatte all'epoca dei trattati: l'Italia ha appoggiato ed appoggia tale postulato. Il popolo ungherese è un popolo forte che menta ed avrà un migliore destino. I protocolli firmati in questi giorni a Roma, che stabiliscono i termini di una più stretta collaborazione fra Italia, Austria e Ungheria, non escludono ulteriori ampliamenti e più vaste collaborazioni con altri Stati. Si tratta di uscire dalla zona delle frasi, per entrare finalmente e decisamente in quella dei fatti.
      I problemi di ordine generale concernono anzitutto la Società delle Nazioni. Il principio di una riforma è stato quasi universalmente accettato. È chiaro che la riforma deve essere affrontata dopo la conclusione della Conferenza del Disarmo, poiché se la Conferenza fallisce, non c'è più bisogno di riformare la Lega delle Nazioni, sarà sufficiente di registrarne il decesso. Che la Conferenza del Disarmo fallisca, almeno per quanto riguarda i suoi grandi obiettivi originari, è ormai pacifico e, anzi, questa è l'unica cosa pacifica — nel senso che gli Stati armati non disarmeranno e i non armati avranno un riarmamento più o meno difensivo. Il memorandum italiano ha squarciato i veli che nascondevano il problema nella sua cruda realtà. Se gli Stati armati non disarmano, essi non eseguono la parte quinta del trattato di Versaglia e non possono logicamente opporsi alla applicazione pratica di quella parità di diritti che tu riconosciuta nel dicembre del 1932 alla Germania. Non ci sono alternative. Pretendere di tenere eternamente disarmato un popolo come il tedesco è una pura illusione, forse già superata dai fatti. A meno che non si coltivi l'obiettivo di impedire con la forza l'eventuale successivo riarmo della Germania. Ma questo gioco ha una posta suprema: la guerra, cioè la vita di milioni di uomini e il destino d'Europa. Noi abbiamo avanzato la tesi che, senza tergiversare all'infinito, si deve concedere alla Germania il riarmo ch'essa richiede, negli effettivi e nel materiale difensivo, firmando una convenzione sulla base del memorandum italiano onde ristabilire fra le maggiori e minori Potenze d'Europa, quell'atmosfera di comprensione, senza della quale l'Europa si avvia al crepuscolo.

(segue...)