(segue) Sintesi del Regime
(18 marzo 1934)
[Inizio scritto]

      Il popolo fascista d'Italia al quale io indico queste grandi secolari direttive di marcia è, oggi, tutto attorno al Fascismo e lo dimostrerà domenica col suo plebiscito. L'antifascismo è finito. I suoi conati sono individuati e sempre più sporadici. I traditori, i vociferatori, gli imbelli saranno eliminati senza pietà. Ma un pericolo tuttavia può minacciare il Regime: questo pericolo può essere rappresentato da quello che comunemente viene chiamato «spirito borghese», spirito cioè di soddisfazione e di adattamento, tendenza allo scetticismo, al compromesso, alla vita comoda, al carrierismo. Il fascista imborghesito è colui che crede che oramai non ce più nulla da fare, che l'entusiasmo disturba, che le parate sono troppe, che è ora di assettarsi, che basta un figlio solo e che il piede di casa è la sovrana delle esigenze. Non escludo l'esistenza di temperamenti borghesi, nego che possano essere fascisti. Il credo del fascista è l'eroismo, quello del borghese l'egoismo.
      Contro questo pericolo non v'è che un rimedio: il principio della Rivoluzione continua. Tale principio va affidato ai giovani di anni e di cuore. Esso allontana i poltroni dell'intelletto, tiene sempre desto l'interesse del popolo: non immobilizza la storia, ma ne sviluppa le forze. La rivoluzione nel nostro pensiero è una creazione che alterna la grigia fatica della costruzione quotidiana, ai momenti folgoranti del sacrificio e della gloria. Sottoposto a questo travaglio che segue la guerra, è già possibile vedere, e sempre più si vedrà, il cambiamento fisico e morale del popolo italiano. Ecco iniziata la quarta grande epoca storica del popolo italiano, quella che verrà dagli storici futuri chiamata Epoca delle Camicie Nere. La quale vedrà i fascisti integrali, cioè nati, cresciuti e vissuti interamente nel nostro clima: dotati di quelle virtù che conferiscono ai popoli il privilegio del primato nel mondo.

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