Un Adamoli fu sindaco generale della Valsassina nel 1801. Sembra che gli Adamoli di Cremona, che diedero un Giambattista, decurione della città nel 1619 e un Rodolfo, notaio del Collegio cremonese, provenissero dallo stesso ceppo.
Semplici e al naturale, ma dal profondo significato, erano gli stemmi che intorno al 1400 le famiglie di Narro avevano dipinti sulle loro abitazioni, quello degli Adamoli: D’azzurro ad un albero accollato di un serpente e accostato dalle figure di Adamo e di Eva.
Sullo stemma è disegnato l’albero della conoscenza del bene e del male, ma cosa vuole rappresentare? Chiaramente deve essere interpretato come un simbolo; non è un albero reale, quindi il discorso della mela è un discorso sciocco, nato da un fraintendimento. Bene e male sono due estremi, c’è un riferimento alla tematica morale, quindi mangiare di quell’albero vuol dire dominare la morale e riconoscere i propri limiti, senza pretendere di mangiare tutto. Infatti la nudità di Adamo ed Eva è nel linguaggio biblico il senso della propria limitatezza.
Cerchiamo di interpretare il nome Adamo (adam) attraverso la lingua celtica.
Gli Ebraicisti sostengono che Adamo derivi da Adamàh, terrestre, perché Dio l’aveva plasmato dal fango della terra. E’ logico che l’uomo viene dalla terra; l’uomo è terra. La parola Adamà, femminile di Adam, è legata alla radice del rosso (dam), un nome (Adamo) che si adattava bene a uomini nomadi con capelli rossicci, che vivevano in un ambiente di rocce rosse (ferrose).
Interpretato con lingua celtica il termine Adamo, composto di due parole, presenta per così dire un riassunto della creazione dei nostri primi genitori.
Dalla scomposizione del nome, abbiamo – to add (aggiungere) dam (la madre), la madre aggiunta al padre (necessità, per la moltiplicazione del genere umano).
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