PAOLO - Appunto: lo sciopero della fame e i grandi penitenziari ce ne danno il buon esempio.
FRANCESCO - Con letizia dell'erario? No, no. Neppure su questo argomento andiamo d'accordo.
PAOLO - (rivolto a Carlo) E tu?
CARLO - La penso come Francesco.
PAOLO - Sicché, in caso d'un movimento, in questo senso, su di voi non ci possiamo contare?
FRANCESCO - No. Non vogliamo andare a finire a Portolongone.
PAOLO - Troverò altrove chi mi saprà capire.
CARLO - Va pure.
(Paolo, indispettito, si alza e se ne va brontolando)
FRANCESCO - Matti ce ne sono dappertutto.
CARLO - Tutto il mondo è paese. Toccate l'uomo negli interessi e avrete un nemico.
FRANCESCO - Giusta la tua osservazione. Ed invero, mentre Paolo lavorava non pensava alla ribellione.
CARLO - Uno strano uomo questo Paolo. Altre, senza dubbio, sarebbero le sue condizioni se avesse applicata la sua intelligenza a cose buone. Invece la sua attività fu sempre rivolta, come sappiamo, a falsificare cambiali, a portar via portafogli dalle tasche; oro dalle orificierie; casse forti dalle banche, perché, come egli diceva con gli economisti, il danaro deve circolare.
FRANCESCO - Con il bel risultato di vedere se stesso tolto dalla circolazione.
CARLO - E a dire che deve rimanere qui ancora per dieci anni. E' da impazzire.
FRANCESCO - E' da impazzire davvero il vedere, per così lungo tempo, sempre le stesse facce; l'udire sempre le stesse rauche voci; il mangiare sempre gli stessi cibi, a base di patate; il respirare sempre la stessa chiusa aria.
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