Giovanni Adamoli

Il preside



E' la vittoria più bella della mia vita, che resterà indissolubilmente...
"La nuova funzione richiede tutto il mio impegno al fine di poter servire con devozione la Scuola Italiana"


18 giugno1966 - Carissimo Adamoli, mi è gradito comunicarti che il colloquio-esame da te sostenuto è andato molto bene (l’esito è classificato fra il buono e l’ottimo). Il risultato finale non è per ora prevedibile perché subordinato alla valutazione dei titoli ancora non avvenuta. Tuo Amleto Venturella

4 gennaio 1967 - Caro Preside! Conoscevo già la sua sorte! Ora dovrà combattere con i Professori! Rallegramenti e ancora “ad sidera”, non si fermi a Nereto ma ambisca Pescara, Roma o Milano. Per far questo occorre che Lei si interessi di quello che riguarda non tanto i professori ma il meccanismo della scuola e ciò lo potrà fare scivendo in apposite riviste. Deve far sapere al mondo scolastico che lei esiste! Capito? Prof. Bellavita Vito di Perugia

Teramo 29 marzo 1967 - Adamoli carissimo, ho seguito con vivo piacere la Vostra nomina di Preside e Vi auguro, se Vi aggrada, di dirigere fra qualche anno lo stesso Istituto nel quale siete stato così bravo alunno, quando io era preside. Convengo che le funzioni del Preside oggi presentano maggiori difficoltà che ai tempi miei; ma sono sicuro che il tatto non vi mancherà e la vostra opera sarà bene apprezzata dal corpo insegnante, nonché dagli alunni e dalle loro famiglie. Abbiatevi, caro Adamoli, cordialissimi saluti dal vostro aff.mo G. Zodda

La prima presidenza a Nereto



DA NERETO A TERAMO


Teramo, 18/XII/968 - Caro Adamoli,
ho letto con calma le parole che mi hai pubblicamente rivolte il giorno del mio commiato dalla scuola e che la comprensibile emozione del momento non mi aveva fatto seguire con la doverosa attenzione. Ora, dopo averle rivissute attraverso il tuo generoso scritto, permettimi di dirti che ne sono rimasto confuso.
E non perché in esse sia detto molto più di quanto già in Italia e fuori è stato scritto di me, e neppure per il quadro completo e pienamente aggiornato che hai fatto della mia attività; quello che particolarmente mi commuove nelle tue parole è l’affetto tra fraterno e filiale che le anima e che tanti anni di lavoro in comune non solo non hanno affievolito o distorto, come a volte capita, ma hanno invece rinsaldato ed esaltato. Per una tale testimonianza che hai saputo darmi della tua amicizia, principalmente io ti ringrazio, e per essa serberò questi fogli tra i miei ricordi più gelosi. E non è improbabile che nei momenti di tristezza, quando ripenserò agli alunni e ai colleghi che ho dovuto lasciare, ad essi ricorra per risentire la fresca voce del passato.
Chiudo perché non voglio intenerirmi oltre, mio caro Adamoli. Ti ho lasciato una bella scuola - quella stessa nella quale hai per tanti anni magistralmente insegnato - e il voto più bello che faccio a te e a me stesso per queste imminenti Feste è che essa non solo rimanga disciplinata e salda com’è stata finora ma che, pur a onta delle superiori incapacità, riesca sotto la tua guida a divenire sempre più prospera e ammirata. Credimi che nulla più mi allieterà di quanto i suoi successi, e nulla più che suoi eventuali insuccessi mi rattristerebbe.
Di tutto torno a ringraziarti, e fraternamente ti abbraccio. Tuo Enzio di Poppa


1968: la presidenza dell'I.T.C. "Comi" di Teramo passa da Di Poppa ad Adamoli





I tredici anni della presidenza di Giovanni Adamoli attraversano il periodo storico dello stato italiano caratterizzato da istanze di rinnovamento e da rivendicazioni sociali, nonché dall’attacco alle istituzioni lanciato da terrorismo e trame oscure, che minacciano il destino stesso della repubblica democratica. Questo clima carico di tensione si ripercuote inesorabilmente nell’ambiente scolastico, dove gli slanci giovanili della studentesca più sensibile e impegnata nel fermento delle nuove problematiche alimentano un clima a tratti di scontro. Il Preside Adamoli è profondamente coinvolto dal punto di vista emotivo ed istituzionale nel clima di quegli anni, ed in certi momenti si avverte in maniera molto marcata la distanza di mentalità con le nuove generazioni, che avvertono la crescente esigenza di un dialogo più ampio e sincero. Egli interpreta il ruolo di rappresentante delle istituzioni con fermezza, talvolta con intransigenza, nei momenti in cui il cuore dello stato appare sull’orlo della destabilizzazione per i gravi e ripetuti attentati terroristici. Si alimenta quindi il clima di “stato di assedio” con il ricorso alla forza pubblica, nascono le occupazioni, le accuse di autoritarismo, di visione anacronistica della realtà contemporanea da parte delle correnti studentesche e sindacali ideologicamente più distanti da Giovanni, con l’invito di adeguare la propria azione direttiva ad una maggiore osservanza dello spirito innovatore dei cosiddetti Decreti Delegati, promuovendo e coordinando le attività scolastiche attraverso la collaborazione delle varie componenti, senza preclusione alcuna. Dal punto di vista legislativo i Decreti Delegati, negli anni settanta, hanno prorpio recepito le istanze di una scuola nuova, caratterizzata da rapporti umani e culturali in linea con il grado di maturità civile e di sviluppo democratico raggiunto dal paese. Il punto più estremo di questo antagonismo fu raggiunto nel 1974, con il “braccio di ferro” instaurato con gli studenti rappresentanti la sezione della CGIL-Scuola della sezione staccata di Roseto degli Abruzzi, a seguito della defissione di un manifesto esposto nella bacheca della scuola, da lui ritenuto oltraggioso e diffamatorio, e che gli costarono una condanna per comportamento antisindacale. Superati con fermezza i momenti di più marcata conflittualità, egli condusse la sua presidenza sempre sostenuto dai suoi ideali, conscio della importanza del suo impegno in un processo di profonda trasformazione della scuola e della società.



L'AUTONOMIA AMMINISTRATIVA

Dalla cronaca di Teramo de “Il Messaggero” del 22 gennaio 1970: AUTONOMIA AMMINISTRATIVA ALL’ISTITUTO VINCENZO COMI - L’Istituto Tecnico “Vincenzo Comi”, dopo anni di attesa, ha finalmente ottenuto l’autonomia amministrativa. Lo ha comunicato il preside dell’Istituto, prof. Giovanni Adamoli, naturalmente felicissimo per il risultato ottenuto; al riguardo, va anzi detto che l’opera continua ed intelligente del preside Adamoli è stata determinante per la concessione della personalità giuridica e dell’autonomia amministrativa, dalla quale l’Istituto trarrà notevoli vantaggi. Nella “Gazzetta Ufficiale” del 3 gennaio, si legge anche che il contributo per l’Istituto è stato fissato nella ragguardevole somma di 120 milioni e 850 mila lire.



L'AUTONOMIA DEL CORSO GEOMETRI


Uno dei momenti più significativi della presidenza di Giovanni Adamoli è rappresentato dal conseguimento dell’autonomia del corso dei Geometri, un’esigenza divenuta indifferibile in funzione della ragguardevole crescita della relativa popolazione studentesca: l’Istituto Tecnico per Geometri diviene operativo grazie al parere favorevole del Ministero della Pubblica Istruzione, a partire dal 1 ottobre 1976; questo traguardo costituisce il punto di arrivo di un lavoro di preparazione durato diversi anni. L’Amministrazione Provinciale, in conseguenza di questa importante separazione, avrebbe voluto destinare all’Istituto “Comi” i locali dell’ex Ospedale Civile Mazzini in viale Crucioli, decisione che il preside Adamoli avversò energicamente, riaffermando categoricamente che la storica sede di Viale Bovio era da destinare unicamente all’Istituto Tecnico Commerciale, che avrebbe anzi riassorbito in quella sede anche le classi distaccate presso il Convitto Nazionale “Delfico”. La delicata fase organizzativa per l’attuazione operativa del nuovo Istituto fu portata avanti dal preside Adamoli di concerto con il prof. Giuseppe Gebbia, e richiese una sollecita esecuzione in tempi strettissimi, pena la revoca della concessione dell’autonomia. Commissario per l’amministrazione straordinaria fu il prof. Carino Gambacorta, mentre primo preside del nuovo Istituto fu nominato il Prof. Remo Santori.





Discorsi della vita scolastica







marzo 1975 - Saluto al quarto Convegno residenziale



dicembre 1977 - Saluto al Corso sulla "Prevenzione dell'uso della droga"



febbraio 1978 - Discorso dal microfono alle classi alla fine del quadrimestre



Saluto dal microfono ai genitori



Dal numero unico "PER UN'EUROPA UNITA"







L'ADDIO ALLA SCUOLA

Tratto da: L’Araldo Abruzzese del 22 giugno 1980 - IL PRESIDE ADAMOLI LASCIA LA SCUOLA - Il tempo passa per tutti: anche per i presidi. Il prof. Giovanni Adamoli, da dieci anni preside dell’Istituto “V. Comi” di Teramo, ancora giovanile nell’aspetto e valido nella realtà, ha compiuto gli anni della sua carriera di statele e ha chiesto il meritato riposo.
Ma noi non pensiamo alla fine di un’attività. La sua vita, resa difficile dalla guerra e dalla prigionia (egli ricorda sempre il tempo passato, come prigioniero, a Tarnopol in Polonia e l’incontro indimenticabile con un singolare cappellano che ha fatto carriera: Mons. Francesco Amadio, già Vescovo di Sulmona e ora di Rieti) ebbe fortuna nell’insegnamento. Cominciò la carriera giovanissimo, insegnando provvisoriamente matematica, per divenire poi professore di ragioneria e quindi preside. Come preside iniziò a Nereto (l’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri), continuò a Roseto ed è finito al “V. Comi” di Teramo.
Ma mentre si occupava di scuola, ricopriva anche diverse cariche nella vita pubblica: nell’Amministrazione ospedaliera (Vice presidente), nella Direzione del Liceo musicale “Braga” (Presidente) e, come assessore, nell’Amministrazione comunale. Queste tappe sono state rievocate con commozione dal dott. Franco Partenza che è stato alunno di Adamoli e dal Sindaco, il prof. Gennaro Valeri, il giorno 26 luglio, dinanzi a molti professori del “Comi” stesso, in occasione della consegna di una medaglia d’oro e di una pergamena-ricordo.
Al preside Adamoli, tanti auguri per una vita nuova: diversa per impegni specifici, ma fondamentalmente uguale, in quanto che, ad uno uomo della scuola, non si possono chiedere che impegni culturali ed educativi.



IL SALUTO



Dalla cerimonia del 26 maggio 1980 nell’Aula Magna del “Comi”:
“Grazie, grazie, sono veramente commosso della vostra manifestazione di affetto, dell’onore che avete voluto tributarmi (e) che resterà scalfita nel mio cuore, impressa nel mio ricordo come espressione della vostra gentilezza, della vostra comprensione in un momento così decisivo, così significativo della mia vita.”
“Mi accingo ad allontanarmi dall’Istituto Tecnico “V. Comi”, Istituto nel quale ho trascorso la maggior parte della mia vita, come alunno, come professore, come preside.”
“Questa cerimonia, per iniziativa e con la partecipazione di Professori e del Personale di questo Istituto, costituisce per me il massimo onore, il premio più bello a cui io potessi ambire, la conclusione più degna del mio servizio scolastico.”
“Gradito ricordo conserverò (di tutto il personale) per i servizi prestati a favore della Scuola, negli Organi collegiali, nei Comitati di valutazione, nell’insegnamento, nell’attività sportiva coronata dai più ambiti successi (e) perché avete sempre contribuito a sollevare le ansie, le preoccupazioni e a lenire le amarezza scaturite spesso da circostanze futili ma fonte di amarezza in molti casi.”
“Con noi, con Voi hanno collaborato splendidamente, instancabilmente la Segreteria ed il Personale dell’Istituto. La Segreteria, nel ramo didattico e nel ramo amministrativo, mirabilmente diretta e coordinata dal Dott. Franco Partenza.

Caro Partenza, affettuoso, sensibile, devoto ed abile nella soluzione di tanti quesiti a noi derivati da importanti e molteplici circostanze, nel corso di 14 anni, tra Nereto, Teramo e Roseto, di comune lavoro. La Segreteria da te guidata ha risposto sempre alle esigenze di tutti, professori, alunni, genitori e uffici collegati e interessati al mondo della Scuola.”
“Consentite cari Colleghi che io, in questa cerimonia che segna, che celebra la conclusione della mia carriera scolastica rivolga un ringraziamento al Comune di Teramo, nella persona del Sindaco Prof. Gennaro Valeri, che personalmente ha promosso e realizzato opere di restauro in questo Istituto (tra le quali) l’applicazione ornamentale e veramente utile di un orologio nella parte centrale della facciata anteriore sul Viale Bovio, orologio previsto dai primi costruttori dell’edificio ma che non era mai stato realizzato.”

[Un ricordo del Prof. Gennaro Valeri, scomparso nell'ottobre del 2005]


26 maggio 1980: il Sindaco di Teramo prof. Gennaro Valeri
interviene alla cerimonia di addio alla presidenza del Comi


“Mentre concludo il mio saluto e il mio ringraziamento, vi prego di perdonare lo stile modesto della mia esposizione,, mi sono sentito più volte sorpreso dall’emozione, dominato da questa magnifica cerimonia, da questa assemblea, unica e vera espressione dell’Istituto “V. Comi” nella sua spiritualità e nella sua tradizione, nel suo essere e nel suo divenire dal 1872 ad oggi.”
“Signori Professori ed Amici, nel mio cuore per sempre questa cerimonia, questa pergamena, questa medaglia ricordo.”



Giovanni Adamoli con il Dott. Franco Partenza,
autentico braccio destro negli della Presidenza



I professori intervenuti alla cerimonia svoltasi nell'Aula Magna




L'ULTIMA SEDUTA

Il giorno 30 agosto 1980, ad appena dieci giorni dal pensionamento, il Preside Adamoli partecipa alla sua ultima riunione del Collegio dei Docenti. Dal verbale si legge: (Il Preside) “spera di non commuoversi in questa circostanza, ma sa che si commuoverà quando ripenserà a tutto questo, quando tornerà col pensiero alla scuola. Non desidera perciò dilungarsi oltre”.


“Consegno la fiaccola di questo glorioso Istituto Comi che dal 1872 ha segnato il progresso della provincia di Teramo ed oggi più che mai è lanciato verso l’avvenire con i suoi Uomini illustri, i suoi Professori, Professionisti, alunni del presente e del passato...”.


...nel dolore che provo distaccandomi dalla Scuola che resta, per tutta la mia vita il mio mondo di sogni, di fede, di ideali e di amore”.




E' trascorso un anno e mezzo dal distacco dalla scuola. Nel febbraio 1982 giunge una affettuosa e nostalgica poesia in dialetto teramano composta dal poeta e collega Prof. Alfonso Sardella:

Brode longhe e seguetàte... à ‘rrevìte n’andre frate”

Da quande se n’a ìte Giuannìne
da tutte... chj lu sa? dàtte “Palline”,
‘sta scòle à devendate nu murtorje,
li jurne s’arrutùle sinza glorie.

Bbedìlle, segretarje e prufessure,
cammìne pe la scòle mura-mure
nghe cirte muse lunghe e facce appìse
ndè chìlle cundannate a murì ‘mbìse!

Se parle a mezza vocche, se bbesbìje...
se sbuffe, se bbaruffe e se cunteste
l’urarje, li supplenze e li cunzìje.

Ugnune pe sfugà ‘stu malumòre
burbotte come quande su la vocche
tenèsse na tenaje... E conde l’hore!


Corre li voce... ronze lu vespaje:
- ‘Sti cosa chì’... nn’avàme viste maje!
Da quande ‘n qua nu libbere “ducende”
nen pò fa ‘nda je pare, nda se sende? -

- M’à da pahà - te fa nu tastaferre -
pe l’hore ‘n chjù e pe pulì jò ‘n-derre. -
- Lu Sport è perdetembe... è na rruvìne,
‘nze pò fa’ cchjù lezzione a la matine -

se làgne li Culleghe... cchjù ‘mbignàte:
- ‘Sta scòle à devendate nu serraje
pe colpe de ‘sti “zumbe” e pallunate! -

...Nu nuvulone ndè na strisce a lutte,
calènne da su bballe... Da la Ripe,
vuddàcchje su lu “Comi”... e ‘nglutte tutte!

16 febbraio 1982





Il Preside Adamoli muore il 16 aprile 1983.

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