Ahimé!... purtroppo è tutta un'illusione: manca Fernanda! La luna con l'alone e perfino la tasca al pantalone!
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Dopo la scomparsa della zia Fernanda, nel riordinare le sue numerose carte, sono stato attratto da una busta contenente alcune lettere e fotografie. La mia curiosità è cresciuta quando ho notato il volto di un bel giovane in divisa: tutto lasciava pensare ad un fidanzato della zia, di cui ignoravo completamente l'esistenza, dato che lei mai ne aveva parlato. La prima cosa che ho fatto è stata quella di cercarne il nominativo, ma la zia cancellò accuratamente il suo cognome, per renderlo illegibile, con lo scopo di occultare le informazioni "sensibili" di una pagina della sua giovinezza. Si leggeva solo il nome, Piero, ma per fortuna in un'unica cartolina – proprio l'ultima! - compariva la sua firma completa, che sembrava essere quella di Piero Restolli, anche se non potevo essere sicuro del cognome, e quindi il suo nome poteva anche leggersi come Piero Pertolli o Piero Restelli.
Mi sono dedicato quindi alla lettura di queste lettere, per sapere qualcosa di questo misterioso fidanzato, e magari riuscire a trarne alcune notizie di carattere biografico, che potrebbero essere utili a rintracciare eventuali discendenti.
L'aspetto che maggiormente ha destato la mia curiosità è stato quello di riuscire a capire in quali circostanze ci fosse stata la conoscenza tra i due, considerato che il giovane 21enne non era certamente di Teramo. Questa corrispondenza include 9 lettere e 13 cartoline, e sono accompagnate da 13 fotografie di Piero. L'arco temporale della corrispondenza è abbastanza circoscritto, dato che la prima lettera fu ricevuta da Fernanda il 14 maggio 1941 (da Livorno) e l'ultima il 28 dicembre dello stesso anno (da Brindisi), giorno in cui Piero compiva 22 anni (Piero Restolli nacque il 29 dicembre 1919). Le cartoline invece furono inviate in larga parte nel corso del 1942, fino al mese di marzo, tranne l'ultima del successivo Natale. I rapporti epistolari tra Piero e Fernanda si concentrarono quindi in appena dieci mesi. E' presente anche una cartolina ricevuta dalla zia da Londra ben 11 anni dopo, dove Piero scrive: "Cari, antichi ricordi non sfiorati dal tempo!". Insomma, il tutto risultava estremamente interessante: non rimaneva che immergersi nella lettura!
Nel 1941 la zia Fernanda si trovava ad Orvieto, per affrontare l'anno conclusivo del "Corso Heia" dell'Accademia Femminile Gil (accademia di Educazione Fisica) al termine del quale avrebbe iniziato la professione di insegnante di educazione fisica, raggiungendo la prima destinazione della sua carriera scolastica, Reggio Calabria. La zia in numerose occasioni, sottolineando la giovanissima età, ci parlò dell'avventuroso viaggio che fece quando arrivo in quella città, sotto le bombe (l'Italia era entrata in guerra nel giugno del 1940). Anche Piero Restolli era uno studente, e nel 1941 era iscritto al terzo corso della Regia Accademia Navale di Livorno. Come per Fernanda quello era il suo ultimo anno di accademia, e dopo gli ultimi esami si imbarcò come ufficiale guardiamarina, il più giovane ufficiale a bordo. Leggendo le lettere si comprende che lo attendeva nei mesi successivi una probabile promozione a tenente, e la prospettiva di entrare a far parte dell'equipaggio di un sommergibile.
La prima lettera, frivola e scanzonata - l'accademista cercò in quel modo di guadagnarsi la simpatia della studentessa - mi ha permesso di capire chiaramente in quali circostanze i due si conobbero. E' bene precisare che Fernanda e Piero non si incontrarono mai fisicamente, ma il loro fu esclusivamente un rapporto di natura epistolare. Mi rimaneva difficile pensare che la zia, considerato il suo carattere, avesse messo un annuncio in una rubrica di cuori solitari, né tantomeno che avesse preso l'iniziativa di contattare qualcuno.
Come ho accennato l'Italia era in guerra da quasi un anno; nel periodo del conflitto era in voga una particolare istituzione, quella della "madrina di guerra". Già diffuse durante la prima guerra mondiale, le madrine di guerra erano rappresentate in larga parte da signorine della buona società che offrivano conforto con lettere e pacchi a soldati ed ufficiali impegnati sul fronte. Ragazza e militare non si conoscevano e venivano messi in contatto nei modi più diversi; l'esercito e le istituzioni collaborarono per favorire la diffusione del "madrinaggio", ed anche i giornali incitavano le ragazze senza fidanzato ad adottare un figliocco e a fargli da madrina di guerra; non mancarono anche le bambine, che dalla scuola elementare o dalle organizzazioni di partito davano il loro conforto ed inviavano ai soldati indumenti, cioccolata, ed altre cose utili. La corrispondenza serviva ad alleviare la solitudine del militare: al ritorno dalla guerra si verificavano anche dei matrimoni, ma il più delle volte si restava solo amici, oppure i due non si incontravano mai, come per Piero e Fernanda.
Nel nostro caso avvenne invece che alla Regia Accademia Navale di Livorno giunse l'elenco delle studentesse di Orvieto, dal quale ciascun accademista poteva scegliere il nominativo della sua preferita. Piero aprì la sua prima lettera inviata alla zia scrivendo: «Fernanda?! ... Fernanda Adamoli ?! "...di un po' - ho chiesto ad uno ad uno a una quindicina di compagni, e ad una folla di 'anziani' o di 'pivoli' - fra le Fernande che conosci ce n'è nessuna nubile, accademista, molto carina... si, insomma, Fernanda Adamoli!" No! - Nessuno conosce Fernanda Adamoli, anche se tutta la Ran ne parla! Appurato dunque che la Signorina Fernanda A. appartiene alla misteriosa ed appassionante specie delle "Signorine X"; chiarito che la sunnominata Sign. Fernanda possiede anche il fluido specialissimo che è stato capace di farmi prediligere immediatamente il proprio nome, tra tutti quelli che aveva la cartolina, giunta ieri - graditissima sorpresa - al movimentato desco della terza classe; essendo altresì palese che tra tutte le Fernande e non Fernande di questo mondo, la nostra Fernanda è l'ideale per divenire la mia madrina di guerra; io ti prego di stendere verso di me la tua mano, in modo ch'io possa stringerla abbastanza forte per farti sentire che la nostra sarà una salda e cara amicizia».
La zia sembrò non gradìre molto il tono scanzonato della prima lettera di Piero, dato che questi nella prima risposta ebbe modo di scrivere: «non credevo capace una donna di concentrare tanto "aceto" in dieci righe di missiva», aggiungendo: «Però, a pensarci bene, mi sono meritata la tua ira». Nella prima lettera la zia Fernanda ebbe quasi l'intento di "smontare" il suo interlocutore! Piero non si smontò affatto, e nel prosieguo della corrispondenza si rivelò un giovane molto riflessivo, che affrontava ragionamenti che egli definiva "matematici".
Disegno di Costruz. Nav. Merc. (si tratta di un piccolo postale) - R.A.N. XI-1940
Il periodo che i due giovani si accingevano a vivere era cruciale per la loro esistenza, dato che la fine della vita dell'accademia segnava l'abbandono della spensieratezza della vita da studenti, essendo i due chiamati alle responsabilità dei rispettivi ruoli, tra l'altro in un periodo molto difficile per l'Italia, a causa del conflitto. Così Piero si rivolge a Fernanda il 7 agosto 1941: «E' anche il pensiero del "mondo" che ti attende, del "mondo" che hai tanto atteso e che ora improvvisamente "è": non più nel sogno, ma nella realtà; più vera, della tua vita, che senza che tu te ne accorga ti fa fervidamente pensare a tante cose. E' un lavorìo intenso della tua mente: un lavorìo diverso da quello a cui la tua mente si è abituata sin'ora... E' il momento "critico" del varo... Alle redini che sin'ora ti hanno guidato, ora sostituisci - libera, responsabile - tutta la tua libertà... E' l'assunzione quasi impossibile di un peso che sin'ora non conoscevi in modo diretto: la responsabilità.
Fernanda: è un "peso" duro, ma è anche un "grado". E' un grado che senza stemma e senza spalline, ti dice che sei "donna", e ti dice (e non solo a te) il tuo "valore di donna".
Tu senza ben notarlo, senti tutto ciò in questo momento: è questa la fonte segreta di quell'indefinibile nervoso che ti ha fatto, nei giorni trascorsi con i Tuoi, sembrare nero tutto: tutto ciò che invece nella licenza vi è di veramente più bello e più vero: l'affetto dei cari che ci hanno tanto atteso, la visione presente, palpitante, colorata e calda delle stanze sognate ed occhi aperti tante sere. In un lettino dell'Accademia, prima del silenzio ed anche, tanto a lungo, dopo di esso.
Quando ti perverrà questa mia (quando?) la tua nuova vita sarà iniziata - il varo sarà compiuto e l' "ingegnere" sarà tornato sereno e contento. Rivedrai tutto così com'è, e - credo - dirai che ciò che io ti dico è "naturale"... Si, Fernanda, ciò che io spingo il mio pensiero a ricercare, nelle sue considerazioni nell' "esterno a me" e nell' "interno a me" è appunto il "naturale" delle cose, perché esso è anche il "vero" ed è la base, che sola può essere eguale per molti; la base su cui chi è sincero parla e da chi è sincero può essere compreso».
Piero ad agosto del 1941 risultava già imbarcato, mentre Fernanda nello stesso mese si trovava al Comando Federale di Napoli, dal quale raggiunse poi Reggio Calabria (dove ricevette le successive missive di Piero all'Educandato Maria Immacolata in via Rocco La Russa). Credo di ricordare che la permanenza in Calabria della zia Fernanda durò solamente alcuni mesi, per l'anno 1941-42, e la sua carriera scolastica in seguito si svolse completamente a Teramo.
La corrispondenza si esaurì in meno di un anno, ma circa 11 anni dopo Piero scrisse alla zia una cartolina da Londra: "Cari, antichi ricordi non sfiorati dal tempo! Ti saluto devotamente, Fernanda. Londra 14 marzo 1952. Piero". Si firmò come "Magg. GN. Piero Restolli" dalla Joint School of Chemical Warfare (*), Wintenbourne, Salisbury. Chi sa perché scrisse questa cartolina alla zia! Lo ispirò la nostalgia dei tempi andati? Egli non ricordava più neppure l'indirizzo teramano di Fernanda di Corso Cerulli, dato che spedì al "Corso Principale di Teramo".
Ho chiesto a mia sorella Annunziata se sapesse qualcosa di questa antica fiamma della zia, ed in effetti a lei accennò alcune volte di questo Piero. Annunziata ha pure aggiunto che una decina di anni prima di morire, la zia cercò Piero, di cui ignoro la città in cui visse; mia sorella mi ha riferito che Piero, che si sposò e non ebbe figli, in quell'epoca era già scomparso (in quella circostanza la zia parlò al telefono con la moglie).
(*) La Joint School of Chemical Warfare in quegli anni era una struttura della RAF che si occupava di studiare ed insegnare gli aspetti difensivi di guerra chimica e nucleare (questi ultimi in particolare dal 1950). Fu fondata nel 1926 ed ancora oggi offre un importante contributo per la difesa nazionale nel Regno Unito. Si trova sempre nel villaggio di Winterbourne Gunner, a pochi chilometri da Salisbury.
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