Ciò in poesia. Nella prosa allegra ho rammentato che un Natale, essendo rimasto in montagna senza viveri, mi ebbi a sfamare con un po' di polenta ammuffita, trovata in una baita, rifugio estivo dei valligiani.
TINO - Polenta ammuffita il giorno di Natale! Poveri custodi delle porte d'Italia.
ERIO - Niente povertà, ché fa pur piacere talvolta uscire dalla comune comoda via.
TINO - Facendo la vita ricca di episodi.
ERIO - Episodi ora piacevoli, ora drammatici, come nel teatro.
TINO - E sarebbero?
ERIO - Vi furono in quella vita come sopra ho ricordato, episodi gentili, di piccoli idilli in silenti boschetti, al canto dei merli. Lievi trilli, nella primavera in festa, sospiri di lirici poeti. Ma rammento anche episodi degni dalla fantasia di altri poeti, certo non lirici. Eravamo una notte di sospetto in appostamento, tesi, nella vigilanza, a scrutare le tenebre. Grossi nuvoloni, nella notte nera, correvano lo spazio senza confine. Ad un tratto grandi lampi rompevano l'oscurità, seguiti da tuoni fragorosi. Si levò d'improvviso il vento, cadde furiosa la grandine. I fulmini, come la grandine, colpivano con violenza gli alberi, ne schiantavano i rami. I valloncelli si gonfiavano d'acqua. Pareva la fine del mondo. La morte incombeva su di noi, rannicchiati nei sacchi a pelo. Una volpe, in fuga scomposta, destava più viva la nostra attenzione. Gli uomini della frode, approfittando del nubifragio, che dava ad essi maggiore sicurezza, apparvero, come fantasmi, ai nostri occhi. Un balzo, un urlo, una intimazione. Breve il parapiglia, nella notte tempestosa, nostra la vittoria.
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