Dagli alberi penzolavano brandelli di carne, dal terreno, coperti di cadaveri, esalava odor di sangue, dal cielo scendeva larga l'ombra della morte. In quella visione apocalittica, le due mitragliatrici arroventate, falciavano inesorabilmente, nelle masse attaccanti. E di là gli austriaci non passarono.
Quelle mitragliatrici, comandate da un tenente, appartenevano, appunto, al vostro battaglione.
ERIO - Episodio degno di epopea. Certi atti, che impegnano la vita, soltanto nell'epico canto possono trovare la loro degna esaltazione. Ricorda il nome di quel tenente?
GIACOMIN - No, quantunque lo rivedessi il giorno in cui egli e i suoi furono decorati sul campo al valor militare, dinanzi alle truppe degli Altipiani. Noi alpini, testimoni dell'eroica azione, partecipammo alla cerimonia con tutta la nostra anima.
ERIO - Bisogna proprio dire che la vita, nelle sue alterne vicende, presenta fatti di particolare curiosità. E vostro fratello?
GIACOMIN - Part́ anche lui, al canto dei forti e patetici canti di guerra, e non fece più ritorno alla sua Valsolda. Bella, eroica, fu la sua morte.
ERIO - Rammento quei canti, ripetuti in trincea, che risuonano vivi, melanconici in fondo allo spirito. Quei canti che i reduci, nonostante l'età, nelle riunioni, cantano ancora con nostalgica melanconia.
TINO - Ne vogliamo risentire qualcuno? Mia sorella li ha in dischi.
GIACOMIN ed ERIO - Ś ś.
GIUSEPPINA - Li ho di là, con il fonografo. Vado. Ascoltate. (Dopo un po' s'ode la riproduzione di uno dei tanti canti di guerra. I tre rimangono in ascolto, con evidente commozione. "Prendi il fucile" ecc.)
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