Le tre bande, assolto il duro compito, tornarono a Teramo, ove furono accolte festosamente. Il Vicario, che parlò anche a nome del Viceré e della cittadinanza, espresse loro, con i ringraziamenti, la più profonda gratitudine per la generosa opera. S'aprì nello stesso tempo nella città una vera gara per offrire ai salvatori la più lieta ospitalità. Nel duomo, il giorno dopo, si celebrò una messa solenne, in suffragio dei caduti. Tutti vi erano presenti.
Non sempre era stato cattivo; qualche volta, anzi, aveva compiuto atti generosi, ma era pur sempre un bandito. Pensava, nel raccoglimento del tempio, mentre il canto e la musica accompagnavano la messa, di farsi avanti, d'andare a gettarsi ai piedi del Vescovo, che sedeva sul trono, dietro l'altare, con composta dignità, e chiedergli perdono e la riammissione in seminario, per divenire servo di Dio. Ma alla visione di una calma vita, in una chiesa ornata d'angeli, non tardava a subentrare altra dolce figura e quando la funzione religiosa finì uscì, come tutti gli altri, nella città in movimento. |