GIUSEPPINA - Risuona, quando viene ad Oria, nella villa silenziosa, certo con il pianto nel cuore, molte di quelle melodie.
Ha ascoltato qualche volta quella musica?
ERIO - Spesso e non sempre solo. Una sera, e vivo ne è il ricordo, in piacevole compagnia.
GIUSEPPINA - Con donne?
ERIO - Con tre graziose fanciulle, due brune, una bionda, appena in fiore, dal tenue profumo.
GIUSEPPINA - Si chiamavano?
ERIO - (fissandola) Una Giuseppina.
GIUSEPPINA - (sorpresa) Giuseppina... Cara Madonna... Chi Giuseppina?
ERIO - Colei che mi parla. Sa che conserva bene le sue fattezze? Come mai, dopo lo studio e tanti sogni, albergatrice?
GIUSEPPINA - Vicende, necessità della vita. Fattezze poi... Avvizzite... Sfiorite. Non bisogna illudersi. Gli anni sono gli anni e non vi è forza che si possa opporre ai loro guasti.
ERIO - Ripeto che si conserva molto bene.
GIUSEPPINA - Ma scusi, lei chi è?
ERIO - Uno che pure viveva allora nei sogni, nelle promesse della giovinezza.
GIUSEPPINA - Ma che faceva qui?
ERIO - Potrebbe ricordarlo. Sforzi un po' la memoria.
GIUSEPPINA - (dopo di essere stata un po' raccolta) No, non ricordo. Me lo dica. La prego.
ERIO - Ecco. La guardia alle porte d'Italia, con molta modestia, ma con forti propositi, con grandi speranze.
GIUSEPPINA - La guardia? Spetti, spetti (come svegliandosi) Ah! Ora ricordo: il Bimbo.
ERIO - Ha visto? Sì il Bimbo.
GIUSEPPINA - Oh, caro Signor, chi poteva pensare di rivederla dopo tanto tempo e tanti eventi? E quell'infortunio alla gamba?
ERIO - Ne guarii e guarito continuai a guardare alla luminosa meta, raggiunta dopo tante ansie e tante fatiche.
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