Di quei sacerdoti ne ricordo uno, dalla morbida barba, che una sera declamò all'aperto, a voce alta, versi come questi:
"Perfin contro il futuro spingi il folle ardimento?
E gridi alla tua sorte: io voglio e non pavento?
Ma non sai fanciullo, non te l'han detto ancora
Che assai lungo è il cammino, che la vita è di un'ora?
E che, prima di giungere al culmine agognato,
Avrai le mani lacere e il viso insanguinato?
Quanta verità in quei versi.
GIUSEPPINA - Non è difficile indovinare il nome di tal poeta, che ebbe pure a conquistare, con i suoi tanti lavori, la mia ammirazione ed il mio cuore. Ma a mano a mano, con dolore, non vidi più tornare quei sacerdoti al piccolo loro tempio. Per il Fogazzaro posso dire che, andandosene, non soffrì per lo scempio fatto al suo delizioso "Piccolo Mondo Antico".
ERIO - Delizioso ma non del tutto immune da quelle passioni che agitavano anche il cuore del Fogazzaro. Della famiglia non vive più nessuno?
GIUSEPPINA - Sì, la figliuola Maria, che di tanto in tanto viene ad Oria, come in un ritiro spirituale.
ERIO - Maria! Dolce creatura, anima sensibilissima, teneramente sognatrice... Ma...
GIUSEPPINA - Ma anche cristianamente rassegnata. Mai s'udì maledire la paralisi che ebbe a menomare la sua bellezza, a distruggere i suoi sogni, trovando conforto nella pratica di opere buone.
ERIO - Io che ben la conobbi, quanto mi piacerebbe di rivederla, di riudire qualcuna di quelle melodie che suonava, con tanto sentimento, al pianoforte, mentre il padre riempiva sul terrazzo, al lume delle stelle, l'anima di luminose visioni.
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