(A questo punto s'ode un canto in coro. I tre rimangono in ascolto. Dopo)
ERIO - Così è per tutti, anche per il popolo. Il popolo, però, non s'affanna in vane ricerche, non si tormenta in vane elucubrazioni, quantunque oggi, con i tanti problemi sociali, discussi in tutti i modi, non è più il popolo di una volta.
TINO - E' vero. Anche in questa vallata non mancano a guastargli il cervello e il cuore, con falsi miraggi, i falsi demagoghi. Non si ha più rispetto, neppure qui, di quegli uomini e di quei valori spirituali ed intellettuali che davano una volta davvero valore alla vita.
SCENA TERZA
GIUSEPPINA - (che rientra dopo un breve allontanamento) C'è di là la Pina. La ricorda?
ERIO - Pina... Quella...
GIUSEPPINA - Sì, quella che veniva a trovarla in montagna.
ERIO - Ricordo anche lei con le sue esuberanze. La faccia entrare, senza dirle che ci sono io.
GIUSEPPINA - Pina, vieni, vieni.
PINA - (una donna avanti negli anni, ma robusta, entrando) Buona sera scior Segretari.
TINO - Buona sera.
(Mentre Pina va a sedere vicina a Giusepttina a parte, gli altri due parlano sottovoce).
GIUSEPPINA - Povera Pina. Sempre al lavoro.
PINA - E' il mio destino. Debbo lavorare come quando ero giovane.
GIUSEPPINA - Povera Pina davvero. Ma anch'io, come vedi, debbo lavorare. La fortuna non è stata troppo benigna con noi. Pazienza. Dimmi Pina: molte cose ricorderai del passato, non è vero?
PINA - E sì, tante cose piacevoli e spiacevoli. Si sa, quando si è giovani, con il sangue che bolle, con il cuore che palpita, s'intessono avventure che lasciano nel cuore tracce profonde.
|