Umberto Adamoli
L'OMBRA CHE VINCE
(Dramma in quattro atti)


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     FABIO

     Senza dubbio, se si dovesse vivere di solo pane.

     GIANCARLO

     La solita vuota retorica, con la solita capanna.

     FABIO

     Oro adunque?

     GIANGARLO

     Sì, oro.
     FABIO

     Quanto inganno! I palazzi sontuosi, le mura massicce, il lusso mi possono indurre a considerare con rispetto la ricchezza, ma trovo la poesia soltanto nella capanna avvolta di verde, di fiori, di santo silenzio.

     GIANCARLO

     Non ti comprendo.

     FABIO

     Ascolta, allora. L'altro giorno stavo, in placido riposo, nei pressi di Rocciano. Sotto, nella valle, mormorava il Tordino. Lontano s'ergevano i monti con le cime bianche di neve. Due tortore tubavano, felici, su un albero. L'usignuolo, in un cespuglio, allietava la compagna, che era nel nido, con il suo canto d'amore. Un giovane lavorava, tranquillo, nella vigna in vegetazione. Sul mezzogiorno usciva di casa, svelta e linda, con una canestra ricolma, la giovane sposa. I due consumarono il pasto all'ombra del biblico ulivo, nella musicalità dei campi, con un senso di mistico raccoglimento.


     GIANCARLO

     Ebbene?
     FABIO

     Misera cosa m 'apparivano, in confronto, i saloni dalle false luci, le donne dalle false tinte, gli svenevoli cicisbei dal falso sentire.

     GIANCARLO

     Che vuoi con ciò dire?

     FABIO

     Che quei due giovani villici, come la tortora sull'albero, come l'usignuolo nel cespuglio, godevano davvero la vita.

     GIANCARLO

     In attesa del pianto, al quale nessuno sfugge, con l'aggravante della miseria per chi è nella miseria. Ma quel giovane della montagna fra giorni partirà, come dicono, per la Dalmazia o per Venezia e lontano dagli occhi...


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Umberto