FABIO
Senza dubbio, se si dovesse vivere di solo pane.
GIANCARLO
La solita vuota retorica, con la solita capanna.
FABIO
Oro adunque?
GIANGARLO
Sì, oro.
FABIO
Quanto inganno! I palazzi sontuosi, le mura massicce, il lusso mi possono indurre a considerare con rispetto la ricchezza, ma trovo la poesia soltanto nella capanna avvolta di verde, di fiori, di santo silenzio.
GIANCARLO
Non ti comprendo.
FABIO
Ascolta, allora. L'altro giorno stavo, in placido riposo, nei pressi di Rocciano. Sotto, nella valle, mormorava il Tordino. Lontano s'ergevano i monti con le cime bianche di neve. Due tortore tubavano, felici, su un albero. L'usignuolo, in un cespuglio, allietava la compagna, che era nel nido, con il suo canto d'amore. Un giovane lavorava, tranquillo, nella vigna in vegetazione. Sul mezzogiorno usciva di casa, svelta e linda, con una canestra ricolma, la giovane sposa. I due consumarono il pasto all'ombra del biblico ulivo, nella musicalità dei campi, con un senso di mistico raccoglimento.
GIANCARLO
Ebbene?
FABIO
Misera cosa m 'apparivano, in confronto, i saloni dalle false luci, le donne dalle false tinte, gli svenevoli cicisbei dal falso sentire.
GIANCARLO
Che vuoi con ciò dire?
FABIO
Che quei due giovani villici, come la tortora sull'albero, come l'usignuolo nel cespuglio, godevano davvero la vita.
GIANCARLO
In attesa del pianto, al quale nessuno sfugge, con l'aggravante della miseria per chi è nella miseria. Ma quel giovane della montagna fra giorni partirà, come dicono, per la Dalmazia o per Venezia e lontano dagli occhi...
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