Umberto Adamoli
L'OMBRA CHE VINCE
(Dramma in quattro atti)


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     CLARA

     (che non aveva forse mai pensato a una tale possibilità, come in un risveglio)

     Lontano?




     NEMESIO

     Lontano, si...
     PAOLA

     Coraggio, Clara.
     CLARA


     (come smemorata)

     Lontano!...

     PAOLA

     Su, Clara. La vita ti chiama. La promessa è bella.

     CLARA

     (resta un poco pensosa. Dopo, come in una reazione)

     No... No... Non è possibile, non è possibile.

     (S'ode un canto in coro d'un pellegrinaggio, diretto al Santuario della Madonna delle Grazie. Rimangono in ascolto. Quando il canto si perde in lontananza)

     PAOLA

     (come ispirata)

     Non avete mai pensato a quella nostra Madonna che tante grazie elargisce a chi, con fede, ad essa si rivolge?

     NEMESIO

     Ecco un raggio di luce sulla nostra oscurità. Vado, vado anch'io con quei pellegrini a invocare la grazia che deve dare a noi la pace.

     PAOLA


     Va, va Nemesio e va con fede.

     NEMESIO

     Con fede ferma e con speranza. (Saluta e va.)

     PAOLA

     E Nemesio tornerà con quella grazia che dovrà fugare gli scrupoli, vincere i vani fantasmi.

     CLARA

     Vana illusione. Io venero la Madonna, ma sento che nessuno mai potrà allontanare lo spettro che s'aggira in questa casa torvo nella sua ira, nella sua minaccia, nel suo sangue: spettro che potrà essere placato soltanto con la mia rinuncia, con il mio sacrificio.

     (Si sente ancora bussare al portone.)

     PAOLA

     (che va alla finestra, con ansia)

     È tuo padre, Clara.

     CLARA

     O padre...

     (Corre commossa con la zia verso di lui. Nel rientrare uniti nel salotto)

     Padre, padre mio!

     GIANCARLO

     Figlia, figlia mia cara!

     CLARA

     Padre, padre!

     GIANCARLO

     (vinto dalla commozione, quasi in lagrime)

     Quanto, quanto ho sofferto, figlia mia, nel silenzio della montagna, tra le tenaglie del rimorso. Ora soltanto capisco che a nulla vale l'oro se, nell'incontro di due anime, manca la bontà, la tenerezza, il canto spontaneo e divino del cuore. Altre sarebbero oggi le nostre condizioni se non fossi stato tanto ostinato nella mia cecità.


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Umberto