Umberto Adamoli
L'OMBRA CHE VINCE
(Dramma in quattro atti)


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     BALBINA

     Delizioso.

     NEMESIO

     Bella la vostra città, baciata da ogni parte dalle onde del mare. Belle pure le nostre piccole case, avvolte di verde; le nostre piccole chiese, avvolte di silenzio, non turbate da pompe che contrastino con la semplicità evangelica.

     BALBINA

     Penso però che i veneziani non saprebbero vivere lontano dalla loro laguna.

     NEMESIO

     Né i pretuziani lontano dalle loro montagne.

     BALBINA

     E in verità, lontano da esse, consumato dalla nostalgia, giovane ne moriva mio padre.

     NEMESIO

     Lo credo. Quantunque in me arrida il pensiero del ritorno, pure in fondo al mio spirito punge forte la mestizia. Vedo da qui la mia terra in una luce tenerissima.

     BALBINA

     Anche le donne, senza dubbio.

     NEMESIO

     Anche le donne, eterna musica dell'anima'.

     BALBINA

     Come sono queste vostre donne?


     NEMESIO

     Come i fiori, nati spontanei nella libertà dei campi.

     BALBINA

     E come vestono?

     NEMESIO

     Senza artificio e vestono con panno da esse stesse tessuto nel telaio domestico.

     BALBINA

     Come vivono? Scusate la curiosità, che è donna.

     NEMESIO

     Vivono nella santità del lavoro. Si alzano con l'alba e cantano, come gli uccelli, raccolti sugli alberi. La domenica, vestite a nuovo, vanno a messa, dove vanno pure i giovani, in devota festosità.

     BALBINA

     Ma anche noi andiamo a messa.


     NEMESIO

     Ma, per quanto ho visto, non con la stessa devozione. Generalmente le nostre donne, sulle quali non deve cadere mai l'ombra d'un sospetto, non escono sole.

     (In questo momento entra altra ragazza, Patricia, amica di Balbina, già conosciuta da Nemesio, dal quale è salutata.)


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Umberto