Umberto Adamoli
L'OMBRA CHE VINCE
(Dramma in quattro atti)


Pagina 9
1-5- 10-15- 20-25- 30

[Indice]



     CALA LA TELA




     ATTO SECONDO


     SCENA PRIMA


     A Venezia, in un piccolo salotto, modestamente addobbato, Nemesio e Balbina, seduti l'un di fronte all'altro, sono in conversazione.


     BALBINA

     (come se continuasse in un discorso)

     Mio padre, appunto, era della vostra terra. Rimase a Venezia dopo la guerra contro i turchi, alla quale la sua banda prese parte in modo glorioso.
     Raccontava tante cose della sua terra natia: racconti talvolta tinti d'odio, di rivolta, di sangue, tal'altra luminosi di generosità, di gentilezza, di poesia. E parlava di castelli, di spechi, di tesori nascosti in un certo bosco Martese.

     NEMESIO

     Molte leggende corrono su questa romantica terra e su questo bosco, rifugio di spiriti inquieti, teatro di lotte sanguinose. Funesto fu ai cartaginesi quando tentarono di passarvi, nè benigno è stato agli spagnuoli, nella loro lotta contro i pretuziani.


     BALBINA

     Popolo guerriero il vostro.

     NEMESIO

     Popolo che è fiero della sua origine, che ha ancora vivo nel sangue l'orgoglio della grandezza latina, che combatte per la libertà, ama la giustizia, non disdegna la gloria.

     BALBINA

     E in bellezza?

     NEMESIO

     L'Italia, prediletta figlia del cielo, è tutta bella. Bella è la vostra laguna, con tanti meravigliosi palazzi, con tanti insigni monumenti.

     BALBINA

     E da voi non ve ne sono?

     NEMESIO

     Da noi non vi sono che montagne, grandi però più di tutte le vostre isole; valli, ampie più di tutti i vostri canali; strade, larghe più delle vostre calli.

     BALBINA

     Soltanto?

     NEMESIO

     E la campagna con i prati, i fiori, gli alberi è tutto un giardino, un parco esteso. Un inno sale perenne al cielo da quelle valli, fresche d'acqua; da quei boschi, freschi d'ombre.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]

Umberto