FABIO
Se il fuoco è di paglia... A ogni modo vi è un fato, e gli antichi ben lo sapevano, contro il quale è inutile lottare.
GIANCARLO
Il fato?
FABIO
Sì, il fato. Ne riparleremo, ne riparleremo. Ora debbo andare, essendo in città aspettato. Ma tornerò presto, anche per tuffare in questo verde e in questo... come si chiama?
GIANCARLO
Trebbiano...
FABIO
Dalla purezza dell'ambra, rapito agli dei.
GIANCARLO
Allora un altro bicchiere. (Mesce. Bevono.)
FABIO
Io proprio non capisco come si debba vivere in angustia, quando con tante cose belle e buone che offre il mondo, e con questo trebbiano, si potrebbe vivere sempre in letizia.
(Si muove per andarsene.)
GIANCARLO
Ti accompagno. Ho qualche faccenda da sbrigare in città.
FABIO
E a visitare qualche amico buontempone.
(Intanto chiacchierando escono dalla parte di destra. Il sole va verso il tramonto. Una fantesca si presenta a togliere vino e bicchieri. S'ode ancora il canto dell'usignuolo, il gracidar di ranocchi, l'abbaiar lontano d'un cane. Dopo un giovane, sui venti quattro anni, Nemesio, avanza silenzioso, cauto, guardingo. Si ferma. Emette un lieve fischio. Poco dopo appare la giovane Clara, figlia di Giancarlo.)
SCENA TERZA
NEMESIO
(che le va incontro)
Clara!
CLARA
Nemesio!
NEMESIO
Quanto ho desiderato di rivederti, di godere quest'attimo che il tempo benigno concede a noi, in questo giardino in fiore, nella più mistica delle ore.
CLARA
Ora di preghiera, di poesia, di bellezza.
NEMESIO
Di dolcezza.
CLARA
Ma ho paura.
NEMESIO
Di che?
CLARA
Non so. Non sono tranquilla. Mentre tutto canta intorno a noi odo di lontano rumor di tempesta, che molto mi turba.
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