Umberto Adamoli
L'OMBRA CHE VINCE
(Dramma in quattro atti)


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     NEMESIO

     Gloria a quegli eroi, dal puro sangue italiano. Poi?

     MATTEO

     Venezia, dopo d'aver degnamente onorato i caduti, in segno d'alta gratitudine, dette a noi generosa ospitalità.

     NEMESIO

     E dimenticaste la terra natia.

     MATTEO

     No, no. Il mio spirito, come quello degli altri qui rimasti, vive sempre tra le nostre care montagne.

     NEMESIO

     E non pensate di tornarvi?

     PATRICIA

     Manco per sogno. Ormai Matteo è nostro.

     MATTEO

     E già: sono vostro. Lascerò, quindi, le mie ossa, ma con il pianto nel cuore, in questa laguna, che mi tiene avvinto con la forza dei suo fascino. Venezia è maga. Se non vuoi essere anche tu impigliato nella rete delle sue sirene, due delle quali sono qui presenti, affretta la partenza.

     (Tutti ridono.)

     EUFRASIA

     Ha volontà di scherzare il nostro Matteo, il quale, nonostante tutto, non disdegna di godersi in gondola, al chiar di luna, le bellezze, il canto della laguna.


     NEMESIO

     Per sfuggire a questo pericolo, dopo domani ripartirò.

     MATTEO

     Bravo. Ed ora, dopo un così inaspettato incontro, vado. Domani verrò nel tuo alloggio con altri pretuziani che qui vivono, per affidare a te la nostra voce, il nostro cuore per la terra lontana, che certo non più rivedremo.
     Allora a domani.

     (Se ne va e con lui, dopo i saluti d'uso, se ne va pure Patricia.)

     BALBINA

     Sicchè dopo domani partite.

     NEMESIO

     Sì, parto.

     BALBINA
     E non ci rivedremo più?

     NEMESIO

     L'avvenire è nelle mani di Dio. E poi, perchè rivederci?

     BALBINA

     Voi avete svegliato in me una certa angustia.

     EUFRASIA
     Ma che dici, Balbina.

     BALBINA

     Perdonatemi. Talvolta si fantastica per impulso di giovinezza.


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Umberto