Umberto Adamoli
L'OMBRA CHE VINCE
(Dramma in quattro atti)


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     NEMESIO

     Della spensierata giovinezza. Ma ognuno deve seguire su questa povera terra la sua strada. Ci siamo incontrati, Balbina, come due viandanti che debbono percorrere, per fatalità, cammino opposto. Possono per un momento riposare all'ombra di uno stesso albero e scambiare affettuose parole. Dopo? Dopo ognuno va verso il proprio destino.

     EUFRAS!A

     Così è la vita, Balbina. Essa segue, nelle alterne vicende, il suo corso.

     NEMESIO

     Ed ora, sia pure con qualche cosa di mesto nell'anima, vi lascio.

     BALBINA

     E non tornate più qui?

     NEMESIO

     Non ne avrò più il tempo. Ricordatevi qualche volta che mio padre dorme il suo ultimo sonno nell'italianissima Dalmazia, che è nel nostro cuore, viva come fiamma d'amore.

     (S'avviano verso l'uscita. Sulla porta Nemesio stringe affettuosamente la mano a Eufrasia. Poi, come mosso da viva tenerezza, abbraccia, come una sorella, Balbina, la quale rompe in lagrime.}



     CALA LA TELA




     ATTO TERZO


     SCENA PRIMA


     Di nuovo nel giardino della villa di Giancario, dove si trovano, nell'alzare il sipario, la zia Paola e Bibiana, sua amica di giovinezza.

     PAOLA

     (come cosa nuova, anche se sempre ripetuta, mestamente)

     Anche noi, col volar degli anni, siamo divenute vecchierelle. Ben cinquanta primavere, qui ce lo possiamo dire chè nessuno ci sente, pesano ormai sulle nostre spalle.

     BIBIANA

     Cinquanta già?

     PAOLA

     Si, cara, cinquanta.

     BIBIANA

     O Dio come passano gli anni. Ma io non li conto più. Non festeggio più il giorno della nascita.

     PAOLA

     Ma se non siamo noi, sono le care amiche a ricordarli, con tutta la loro graziosa lepidezza.


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Umberto