PAOLA
E che dirai a Nemesio quando, tra poco, sarà qui?
CLARA
Che tutto tra noi è finito.
PAOLA
Credi tu che si possa agevolmente far tacere il cuore in fiamma?
CLARA
Non lo credo. Ma bisogna sapersi arrestare, quando in fondo alla via di luce s'intuisce la tempesta. Sono quasi pentita d'aver concesso quest'ultimo incontro. Ricevilo tu, zia, ricevilo tu.
PAOLA
Bussano.
CLARA
È certamente lui.
PAOLA
Vado a vedere. (Va alla finestra, guarda, rientra) No, non è Nemesio. È Rita, con l'uva. Vado ad aprire.
SCENA SECONDA
CLARA
(quando Rita, una bella contadinotta, le è dinanzi con la cesta dell'uva)
Brava, Rita. L'offerta dell'uva è gentile e significativa come l'offerta dei fiori. La vendemmia è dolce come una poesia, musicale come un canto: l'ultimo canto, del poema santo, della fecondità dei campi. E voi lo sentite, e voi cantate, con Non so che di melanconico nella vostra voce, su questo mistico dramma. Cantate in coro sui vostri sogni, sulle vostre speranze, sul vostro amore, che non tradisce.
RITA
È quanto vi è di meglio nella nostra vita. E questa sera, mentre i passeri, fedeli nostri compagni, cinguetteranno sulla vecchia quercia, noi, ai suono dell'organino, balleremo il nostro saltarello. E questa sera è chiaro di luna. E faremo il ballo del sospiro, della seggiola, del bacio.
Venite anche voi?
CLARA
Verrei se potessi rimanere con voi, vivere della vostra spensierata vita. Ti ricordi, Rita, quando bambine rincorrevamo festose, per i prati, le farfalle dai cento colori? E facevamo le casette, e raccoglievamo i fiori per le nostre bambole? Beati tempi! Nessuna differenza di nascita, di casta, di ricchezza allora ci separava e nessuna angustia tormentava il nostro spirito infantile.
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