Umberto Adamoli
L'OMBRA CHE VINCE
(Dramma in quattro atti)


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     RITA

     Ma siete stata sempre buona con me, sempre affettuosa. Se vi potessimo avere con noi questa sera. Ma se non venite voi, verremo noi questa sera, sotto la vostra finestra, a farvi la serenata.

     (S'ode ancora nella campagna il canto delle vendemmiatrici.)

     Udite?

     CLARA

     Odo, odo.

     Rimangono in ascolto. Dopo non molto si sente di nuovo bussare.)

     PAOLA

     (che nel frattempo, mentre ascoltava, sfogliava un libro, va alla finestra)

     È lui. Vado ad aprire. Vieni Rita?

     CLARA

     Va, va, con la tua gioia.

     (Rita saluta ed esce con Paola. Clara, seguendola con lo sguardo)

     Quanto t'invidio, cara fanciulla. (Si ritira.)






     SCENA TERZA

     NEMESIO

     (che entra con Paola e come continuando in un discorso)

     Ma non c'è?

     PAOLA

     No... ossia o e ma come se non ci fosse. Perchè rivederla? Chi passa la soglia di questa casa, dopo quanto è accaduto, è come se passasse, per voti, la soglia d'un convento: voti irrevocabili.


     NEMESIO

     Anche i miei voti, dopo le prime sconsolate considerazioni, parevano irrevocabili. Salii i colli, le valli, i monti; penetrai nei boschi, urlai come lupo, per placare lo spirito sconvolto, ma inutilmente. Una forza irresistibile m'attraeva verso Teramo, mi spingeva a rivedere, se non altro, anche da lontano, questo caro tetto e poi scomparire per sempre. Di poggio in poggio, di tappa in tappa, senza che me ne avvedessi, giunsi una prima volta a bussare a questa casa ed ora vi sono tornato, come un penitente.

     PAOLA

     Venezia vi è stata fatale.

     NEMESIO

     Ma non potevo eludere la missione a me affidata, con serena fiducia, da mia madre, nella sua ultima ora.


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Umberto