Umberto Adamoli
L'OMBRA CHE VINCE
(Dramma in quattro atti)


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     PAOLA

     Certo. Sacro sempre è il comandamento d'una madre. E ora che intendete di fare?

     NEMESIO

     Rivedere Clara e poi... e poi...

     PAOLA
     (interrompendolo)

     Ma perchè continuare a esacerbare, senza speranza, l'ampia ferita?
     NEMESIO

     È vero. Ma la pietà ha pure un nome, lo strazio una pietà e l'ultima parola non è stata ancora detta.

     (Entra in questo momento Clara, mossa da pietà.)

     NEMESIO

     (che era seduto s'alza, confuso. Paola se ne va.)

     Clara... perdonami. Ho lottato, ma ho perduto e sono qui. A ogni modo non è male che si dica ancora una parola, prima che il nostro amore scenda a seppellirsi nell'urna dell'oblio.
     Oblio! Talvolta si dovrebbero davvero alzare i pugni in aria e maledire.

     CLARA

     Maledire chi? I mali che turbano l'uomo derivano dalla cattiveria, dai difetti, dalle insane sue passioni, non dal cielo, soggiorno di luce, di promesse, di pace.


     NEMESIO

     Ma che male io ho fatto? E a dire che ero uscito vittorioso dalla pericolosa prova di Venezia ed ero tornato, nella gioia, con l'animo pieno di te. Quanti nuovi sogni! Invece?... No... no. Non si può Clara non elevare alta la voce della ribellione.

     CLARA

     Non ne vedo la ragione. La tua giovinezza senza macchie ti conforta a camminare verso altra più lieta mèta. Non è così per me, per la mia vita avvolta di ombre.

     NEMESIO

     (con nuova commossa passione)

     Ma queste ombre, se si volesse, potrebbero essere fugate. In questi giorni d'angoscia ho tanto, tanto fantasticato sui drammi d'ogni tempo, nel teatro degli affetti. Vi erano state sull'altare dell'amore sante vittime; ma vi era pure stato, in una superiore forza, il trionfo dei diritti del cuore.


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Umberto