GIOVANNI - Ancora in tempo così diverso, in tempo così nuovo: "Latin sangue gentile"?
(Mentre gli altri due lo guardano con stupore, prorompe in una fragorosa risata, ripetendo, nel ridere: "Gentil sangue latino!..." si chiude il
SIPARIO
ATTO SECONDO
In un cortile di fabbrica, porta in fondo, finestre ai lati. Attrezzi di lavoro e materiale vario, sparso qua e là. Un gruppo di operai in turno di riposo, ascoltano un propagandista, Mario, ben vestito, che parla loro. S'odono rumori di macchine.
SCENA PRIMA
MARIO - Io che vi parlo, compagni, sono uno dei vostri, ché i miei lavorarono come voi lavorate; soffrirono come voi soffrite; maledirono come voi maledite. La misura dei nostri pentimenti è ormai colma e la umana giustizia reclama, ad alta voce, il soddisfacimento dei nostri diritti. Altri dovranno essere, sul lavoro, i nostri canti; altre le leggi che regoleranno la distribuzione della ricchezza.
VOCI - Bene. Bravo.
MARIO - E i beni usurpati debbono essere restituiti ai lavoratori, che li ebbero a produrre.
OPERAI - (battendo le mani) Così deve essere; così sarà. Abbasso gli sfruttatori.
ANTONIO - (operaio ben pensante) Poveri gonzi!
GIUSEPPE - (altro operaio) Che hai detto?
ANTONIO - Poveri gonzi.
UNA VOCE - E' un rinnegato, è un venduto...
ANTONIO - Venduto un corno. Sono un operaio come voi, con un po' più di sale nella zucca.
GIUSEPPE - Mario - anche con un po' più di danaro del tradimento nella tasca.
ANTONIO - Non siete che dei buffoni, degni di commiserazione, o uomini da taverna.
GIUSEPPE - Mario - diamo una buona lezione a questo servo pagato.
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