ROBERTO - Ha ragione Paolo. Tempo fa fui in una delle tante mostre che deliziano le tante cittā d'Italia. Dovetti dopo correre a Firenze per riempire nuovamente il mio spirito, rimasto vuoto dinanzi a quello strano modernismo.
PAOLO Mario - l'offesa dell'estetica non č purtroppo soltanto alla pittura. Tutto č coinvolto dal nuovo bizzarro spirito: letteratura, scultura, architettura, musica.
ROBERTO - E del teatro?
PAOLO Altra pena. Dallo splendore di qualche anno fa, con i suoi magnifici attori, dalle voci musicali in composte movenze, č oggi ridotto a misera cosa. Sono eroi coloro che, come fedeli sacerdoti, cercano di tenerlo ancora in vita.
GIOVANNI - Ma non pensate al cinematografo, che vi presenta i suoi spettacoli non in un limitato freddo palcoscenico, ma in grandiosi vivi naturali scenari? Comunque il teatro di posa, anche in conseguenza della televisione, vive, con i suoi ultimi sacerdoti, i suoi ultimi giorni.
PAOLO No. Il teatro di posa, anche se in crisi, non morrā. E' sempre delizioso vedere sul palcoscenico, almeno per le anime gentili, non fredde ombre, ma persone vive, in vivi, teneri, umani movimenti.
GIOVANNI - Potrebbe non morire se si sapesse rinnovare. Se autori e attori sapessero abbandonare quanto sa di tenerume, di monotoni dialoghi, di sospirose serenate al chiar di luna. Ben altro occorre in periodo di americanismo, in periodo di bombe atomiche.
ROBERTO - Americanismo dagli scomposti balli, dalla barbara musica, dalle indiane fragorose scene finali? Povero gentil sangue latino!
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