Umberto Adamoli
TEMPO NUOVO
(Dramma in tre atti)


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     GIOVANNI - Senza dubbio. Non si può però negare che non vi siano, per certe ingiuste leggi, troppe differenze, in godere e in soffrire, nelle diverse classi dei viventi.

     ROBERTO - Ma questo non autorizza di ripudiare, d'un tratto, un ordinamento che discende dai secoli; di ripudiare d'un tratto, come molti vorrebbero, quella forza dello spirito, dal quale l'uomo oppresso trae ragione di vita e di conforto.
     Ma parliamo d'altro. Che ne dite piuttosto del prevalere della materia, o meglio dei muscoli sulla divina facoltà dell'intelletto?

     PAOLO Se ne resta davvero mortificati. Geni che si elevano, appunto con le loro divine facoltà, alla più alta sapienza, vivono quasi dimenticati, quasi in miseria; popolarità pazzesca, titoli pomposi, ricchezza smisurata godono, invece, i dotati di robusti muscoli.


     ROBERTO - Giorni fa, infatti, lessi in un giornale che un tale, tornando vittorioso da una gara sportiva, era stato accolto nella sua città con gli onori del trionfo. La mia mente corse subito, a questa lettura, al ritorno trionfale dei grandi capitani romani lanciati, per alti fini di civiltà, alla conquista del mondo.

     GIOVANNI - Su questo potete avere, in qualche modo, ragione. Bisogna, però, ricordare che anche gli antichi, tra questi gregi e i romani, rendevano agli atleti, grandiose onoranze.

     PAOLO E nell'ordine della nuova arte?

     ROBERTO - Arte? Una vera rovina, almeno per quelli che coltivano ancora il puro senso del bello.

     GIOVANNI - Non avete capito che si corre verso mete nuove?

     PAOLO Che conducono verso le più strane e strambe manifestazioni dello spirito.


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Umberto