ANTONIO - Fate pena.
GIUSEPPE - Chi dà a costui tanto ardire di parlare come parla?
ANTONIO - Quel senso del giusto che a voi manca.
MARIO - (che è rimasto, turbato, ad ascoltare, rivolto ad Antonio) Finiscila, sciocco servo dei ricchi.
ANTONIO - (con vivacità) Sanguisuga maledetta. Dimmi: chi ti dà i mezzi di vivere senza incallire le mani?
GIUSEPPE - La vuoi smettere con le tue stupidità?
UN OPERAIO - Pare che dica, però, qualche verità.
MARIO - Mario - no, compagno. La verità è soltanto nella nostra dottrina, che offre a noi quel paradiso, nel quale già vivono altri popoli di noi più evoluti!
VINCENZO - (avvinazzato, stropicciandosi le mani) Sicuro, sicuro. Alla forca la borghesia.
ANTONIO - Ecco di che siete capaci, eroi da cantina.
GIUSEPPE - noi da cantina?
ANTONIO - La vostra non è che tutta una ubriacatura, come l'ubriacatura di questo vostro degno compagno
(additando Vincenzo).
VINCENZO - (avvicindandoglisi, tentennando, con i pugni in aria) Io ubriaco? Io ubriaco?
FILIPPO - (Operaio neutrale, interviene per metter pace) Litigare tra compagni di lavoro? Vergogna.
VINCENZO - (sempre con i pugni in aria) Lasciatemi, che voglio rompere la testa a questo rinnegato.
SCENA SECONDA
ANDREA - (di altre idee, che giunge in quel momento) Ecco il frutto delle vostre idee malsane. Mario - la colpa non è vostra, povera gente, ma di costui, (additando Mario) che per vivere senza far nulla vi istiga al male.
(Mario dà segni di agitazione)
GIUSEPPE - Non lo ascoltiamo. Non è dei nostri costui. Andiamo via.
|