LUCIA - Sii benedetto, figlio mio, che non hai deluso le mie speranze.
PAOLO - Dopo?
MARIO - Aiutai gli eroi fin che mi fu possibile. Quando i pesanti carri ebbero tutto stritolato: quando i ragazzi, le donne, gli operai, gli studenti giacevano sotto le macerie imbevute di sangue, allora, soltanto, cercai, nella notte, con altri pochi, la salvezza.
(Pausa. Dopo):
Cara mi è stata la tua benedizione, madre, chiedo ora il perdono del padre.
PAOLO (sempre un po' burbero) Il perdono è già nel tuo ravvedimento, nelle tue azioni.
LUCIA - (sempre con cuore di madre) Ti perdoniamo, figliuolo, ti perdoniamo.
RENATO - (nell'abbracciare Mario) Torno tuo fratello.
SILVIA - (abbracciandolo anche lei) Abbiti anche il mio abbraccio, fratello.
MILENA - Ma vi è ancora qualche vuoto intorno a noi. Stefano? Io nutro la più viva speranza che anche lui tra non molto tornerà tra noi.
RENATO - Tu, Mario, ne sai nulla?
MARIO - Di Stefano? Combattemmo a fianco a fianco, per le strade, per le case, per le piazze di Budapest; combattemmo tra il fuoco e le macerie mentre il Danubio cantava, accorato, il canto scritto dall'antico aedo scomparso nelle fiamme della battaglia, combattuta già per la libertà ungherese.
SILVIA - Ed ora dov'è?
MARIO - Il Danubio canta oggi, in un nuovo mistico canto, le gesta dei nuovi eroi.
MILENA - Ma che ne è di mio fratello?
MARIO - E' nel canto di quegli eroi.
(Tutti ne intendono la verità. Milena e Silvia, colpite da uno stesso dolore, in un abbraccio, rompono in pianto. Ricevono, con parole di conforto, l'abbraccio di Lucia. Su questa scena di pianto si chiude il
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