"Tenni con i vostri", rispose quel comandante, "un duro linguaggio. Lo spirito acceso della guerra ci conduce spesso, purtroppo, ad alterare il nostro spirito, a modificare la nostra educazione. Se quel linguaggio mi fosse ricacciato in gola, voi adempireste a uno dei biblici insegnamenti. Voi non l'avete fatto, dimostrando così di avere nervi più saldi dei nostri. Mi propongo ora di ricambiare la vostra generosità. Io che, per particolari diritti di casta, oltre che di grado, qualche cosa conto nell'ordine del mio governo, vi prometto di prendere sotto la mia tutela le vostre famiglie e prima che partiate procurerò con esse un vostro incontro."
Dopo altre reciproche cortesie s'aprì a quegli ufficiali la porta della libertà. Non erano passati tre giorni che le meste donne ricevettero a Montorio l'inaspettata visita.
Giulio a nome degli altri, commosso, disse loro:
"Talvolta pensiamo se fu onesta la nostra azione nel trarvi dal vostro tranquillo nido, abbellito dai sogni della giovinezza. Quattro anni. o poco più, viveste nelle promesse del sogno. Dopo? Alla lirica seguì il dramma, certo non voluto da noi. Non vi è però soverchiamente da rammaricarsi. Su di voi, dilette compagne, per le vostre virtù, anche guerriere, non scenderà forse mai la dimenticanza; mai l'oscuro silenzio della tomba. Qualche anima ben nata, accesa da voi, potrebbe riportarvi, in un tempo più o meno lontano, con la bellezza delle vostre persone e dei vostri atti, sulla scena viva degli umani affetti.
Noi partiamo. Con le nostre nuove gesta, in un ordine più elevato, cercheremo di concorrere alla vostra esaltazione, alla riabilitazione, se così si deve dire, dei nostri figli. Ma partiamo, s'intende, con una grande tempesta nel cuore. Domani saremo lontani. Vedremo nuove contrade, nuove città, nuova gente, udremo nuove favelle, ma la vostra visione tornerà in ogni nuovo giorno a rendere più acuta la pena della lontananza."
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