Nuove lagrime solcarono il bel volto della bionda Balbina, quando il cugino Centiolo scomparve, con le navi, nella distesa glauca del mare.
Il comandante, veneziano schietto, nel nuovo giorno disse a Santuccio, desideroso di sapere:
"Quell'azzurrognola terra che si spiega a noi di lato è la Dalmazia, terra italianissima ove nacquero imperatori romani, geni italiani. Anche da questa parte aveva ben provveduto natura a mettere tra la barbara rabbia e il latin sangue gentile lo schermo imponente delle Alpi Giulie e Dinariche. Ma un giorno non fausto, spiriti folli, come si racconta, strapparono dal corpo della penisola una delle sue più pittoresche regioni, ricolmando il vuoto con acque tolte al burrascoso Mediterraneo. Corsero i fratelli sbigottiti, rimasti dall'altra parte, sulle rive dell'improvvisato nuovo mare; lanciarono grida, chiamarono i fratelli scomparsi nelle acque, ma non ebbero risposta. Tutto era stato inghiottito dalle onde, e uomini e paesaggio."
"Come la Dalmazia era unita alla penisola?"
"Così raccontano. I secoli, con la sabbia del fiume, livellarono la sponda opposta; lasciarono invece intatti i promontori, le penisole, le isole, i canali, i porti determinati in quest'altra sponda dal gigantesco cataclisma. E nacquero qua e là rifugi, grotte, antri profondi, entro i quali s'annidarono mostri enormi, dalle forme stranissime, di natura anfibia, che si cibavano di carne umana, ricercata tra i naviganti e tra gli abitanti della costa. Favola s'intende, come tutte le favole uscite dalla fantasia degli antichi. Ma altri mostri vi si nascosero successivamente nella realtà e vi si nascondono ancora, col nome di pirati, e da là escono per le loro ribalderie, sul mare e sulla terra.
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