Umberto Adamoli
I BANDITI DEL MARTESE
(Romanzo storico)


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     "Molte cose sapete."
     "Tante quante ne occorrono per vivere con dignità in una società di sfaccendati."
     "Venite di molto lontano?"
     "Non molto. Ho con me, ed è fermo nel bosco, il mio scudiero."
     "E ora tornate indietro. Andate a raccontare ai vostri amici sfaccendati, con gli abbellimenti della fantasia, l'incontro nei boschi con Lucina."
     "Sono troppo avanti per tornare indietro. La meta d'altra parte deve essere raggiunta."
     "Ma quali ragioni vi spingono verso Poggio Umbricchio?"
     "Lo saprete, ma più tardi."
     "E venite non però nella veste di Endimione."
     "Gli eventi umani sono nelle mani del fato. Scusate: questa strada, con la sua scabrosa tortuosità, è degna dei lupi. Strada pure pericolosa. Lo dicono questi macigni giganteschi precipitati, rovinosamente, da quei picchi d'aquila, da dove altri macigni, come si vede, stanno per precipitare. Non è da tutti percorrerla."

     "Strada che consente di vivere fuori della cattiveria del mondo. Pure ha una storia meravigliosa, da pochi conosciuta. Su questa strada i diecimila cavalieri di Ambrogio Visconti, che tante città avevano saccheggiate, furono affrontati e sbaragliati da un pugno di montanari, che vi conquistarono imperitura gloria.
     Da quell'episodio, per la liberalità e per l'ammirazione della regina Giovanna, nacque la più piccola e la più famosa repubblica della storia.
     La rocca è inespugnabile. Chi s'avventurasse a salire ad essa con cattive intenzioni non tornerebbe indietro. Anche quei macigni lassù vigilano sulla sua sicurezza. Siete avvertito."


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Umberto