TINO - E' vero. Però tali fatiche elevano a quelle luminose regioni sconosciute ai comuni mortali.
ERIO - Ne vale la pena quando, nella breve giornata terrena, tutto, odio ed amore, miseria e grandezza, oscurità e gloria, come cantano i melanconici poeti, finisce in un muto tumolo?
TINO - E questi poeti melanconici, cantori del dolore, avranno concorso, senza dubbio, a modificare l'antico ottimismo, il giovanile tuo sentire.
ERIO - Nelle ambizioni, non nel sentire, che freschi sono sempre i miei pensieri, fresco il mio cuore. Ma parliamo d'altro chè facile è amico, nel giuoco delle idee, cadere in contraddizione.
Da quando la Valsolda iniziò, con opere nuove, la nuova vita?
TINO - Da dopo la prima grande guerra, rivoluzionaria anche nell'ordine politico, nell'ordine sociale, nel campo del lavoro.
ERIO - La prima grande guerra! Guerra giusta, sentita, santa per noi, per le nostre ultime rivendicazioni, combattuta ancora con alto senso di pietà, di cortesie, di personale valore.
TINO - Quanto diversa è stata la seconda grande guerra.
ERIO - Guerra di mondiale follia, nella quale caddero, nell'infernale spirito di distruzione e di morte, con le innocenti popolazioni e con i tesori d'arte, belle, storiche, monumentali città. L'inferno stesso dovette inorridire di queste atrocità senza nome. Macchia che ha reso maledetto il nostro impazzito secolo.
TINO - Non sono stati coinvolti nelle atrocità, per fortuna, i popoli latini.
ERIO - No, ma essi, i latini, si distinsero in altro campo, nel dar sfogo ai loro istinti bestiali contro i propri fratelli. Altra macchia, anche per noi, nella storia. Ma è meglio non parlarne. Metta la pietà su essa un velo.
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