Umberto Adamoli
FAMIGLIE STRINA-ADAMOLI. DA COMO AD AQUILA


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     I cospiratori dovevano agire, quindi, con circospezione, per non essere scoperti dai realisti borbonici, sempre in vedetta, numerosi nella contrada. Da una piccola imprudenza potevano essere rovinati. All'alba ognuno rientrava, senza incidenti, nella propria casa.
     L'inviato dello Zambeccari partiva soddisfatto della missione così bene compiuta. Era suo convincimento che gli Aquilani, dal sangue sabino, avrebbero scritto un'altra bella pagina, nei prossimi avvenimenti, nella loro storia.
     La sua attenzione era stata attirata, in modo particolare, da quel lombardo, che aveva parlato poco, in verità, ma che doveva molto ponderare, meglio operare.



     NELLE FAMIGLIE STRINA ADAMOLI

     Nei giorni che seguivano s'iniziava, con fede e fervore, il lavoro di preparazione. Lavoro che molto affaticava, dovendosi svolgere, tra le molte difficoltà, con avveduta prudenza. Un piccolo fallo poteva condurre alle più dolorose conseguenze. La polizia, sempre sospettosa, vigilava con occhi bene aperti, specialmente su coloro che erano già segnati, come il giovane ingegnere Strina, nel libro nero dei ribelli. Bisognava, poi, ben guardarsi da coloro che si presentavano in veste di patrioti, non trattandosi, il più delle volte, che di autentiche infami spie.

     Questo giovane ingegnere, distinto nei tratti, bello nella persona, il più attivo ed il più coraggioso ed entusiasta dei congiurati, apparteneva a quella famiglia Strina, che era giunta ad Aquila, qualche anno prima, dalla provincia di Ascoli Piceno. Gli antenati erano però, di Capri, ed appartenevano alla nobiltà napoletana, con seggio a corte. Famiglia, quindi, molto antica ed illustre.


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Umberto