Avevano ad Aquila, precisamente a Tempera, ove allora abitavano una parte dell'anno, con cartiere e fonderia di rame, una ricca e ben rimunerativa industria.
Il nostro ingegnere, non appena laureato, nonostante vivesse nei trambusti e nei pericoli politici, s'ammogliava. Sceglieva a compagna un'altra forte italiana, ricca proprietaria di Tempera stessa, donna Angelamaria Bizzoni. L'amore per la patria disgregata e schiava, diveniva talvolta in essi pił forte dell'amore per la famiglia, pił acceso dell'amore per il godimento degli agi, offerti dalla ricchezza.
Il giovane Strina, infiammato sempre pił di nazionale fervore, si era stretto al lombardo con vincoli di fraterna amicizia. Lo ricercava, con affettuosa premura, vi si intratteneva, faceva con lui, quasi coetaneo, lunghe passeggiate, in luoghi solitari, per parlare pił liberamente delle loro aspirazioni, dei loro arditi pericolosi progetti. Qualche volta lo conduceva anche in casa, ove conosceva, oltre la giovane moglie, anche i genitori sempre in dolore per le sventure della patria, sempre in ansia per l'audacia del figlio. Vi conosceva un altro fratello, Giacinto, laureato anche lui, ma consacrato, per forte inclinazione, servo di Dio, nell'ordine dei Francescani, con il nome di padre Emidio. Appariva forte nella sua fede, saggio nei suoi giudizi, dignitoso nel suo severo abito. Non disdegnava il movimento nazionale, determinato dal risveglio del passato, nei nuovi pił progrediti tempi.
Vi conosceva anche, e con queste il bel quadro si completava, le due sorelle, Febronia e Doralice, quasi bionde, gentili, bene educate, molto belle nella loro elegante, disinvolta semplicitą.
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