La conversazione diveniva, ad ogni nuovo incontro, sempre più intima, sempre più viva e cordiale. Non mancavano mai in essa accenni, come era naturale, alla quistione politica e nazionale, ai soprusi della polizia, alle infamie dei governi di Napoli e di Vienna, e al castigo di Dio, di cui, prima o dopo, sarebbero stati colpiti.
Quando il lombardo si ritirava a notte nella sua stanza, non poteva non ripensare a quelle conversazioni, alle nobili persone di quella famiglia amica, a quelle due gentili giovani, specialmente alla Doralice, che aveva per lui un particolare fascino.
Ripensava anche alla casa lontano, sentendo più vivo, nell'esilio, l'affanno della solitudine, della stanza vuota. Come volentieri, nei palpiti che vibravano sempre per la donna nell'animo umano, avrebbe costituito, nella santità delle leggi, la sua nuova dolce famiglia!
Il pensiero, le facoltà sensibili s'assopivano lentamente nella visione della patria dolorante, della madre in pena, della giovane bionda, che diveniva sempre più dolcemente imperiosa nella sua deserta vita.
Poiché gli erano state rivolte spesso domande, un giorno, anche lui, dava maggiori notizie sul conto suo e della sua famiglia. Diceva che gli Adamoli, secondo i dati desunti dalla storia, d'origine normanna, avevano in quel tempo il loro principale centro a Bellano, bianco villaggio, che si rispecchiava nelle limpide acque del poetico lago di Como. Quel lago colmo di bellezza e di leggende, che aveva offerto le più sensibili scene ed i maggiori personaggi ai due romanzi, da poco pubblicati: - I Promessi Sposi - di Alessandro Manzoni, scrittore e poeta molto amato in Lombardia, e il - Marco Visconti - di Tommaso Grossi, altro gentile poeta, di Bellano, amico, quindi, di famiglia. E' vero che, per ragioni della sua professione di notaio, viveva a Milano, ma d'estate tornava, puntualmente, per un giocondo riposo, alla paterna casa, che usciva, come una deità, quasi dalle acque fresche e chiare del lago.
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