Ed ora era là, senza notizie dei suoi, in attesa dell'adempimento di quegli eventi, che accarezzavano le speranze di tutti i buoni.
NEGLI EVENTI DI TEMPERA
Mentre i rapporti, tra l'Adamoli e la famiglia Strina, divenivano sempre più cordiali, s'avvicinava il giorno fissato per l'insurrezione armata, che doveva iniziarsi, appunto, il 31 luglio, nello Stato napoletano, per quindi estendersi, nei giorni successivi, nel territorio degli altri Stati. Ma le vedette aquilane, collocate in punti elevati, nella notte dal 31 luglio al primo agosto, guardavano invano le cime dei monti, che, come segnale dell'inizio della lotta, si sarebbero dovute illuminare, con grandi fuochi, come per la notte di S. Giovanni. Non si illuminarono quelle cime né quella notte, né nelle notti successive. L'Austria, sempre maleficamente attiva, che aveva scoperto le file della congiura, si era affrettata di darne avviso agli altri governi, impedendo così, con atti ferocemente repressivi, ogni altra azione.
I nostri, che stavano a Tempera, pur avendo avuto perquisizioni in casa, si erano potuti salvare dai consueti provvedimenti di polizia.
Si trovava in quel tempo a Tempera la famiglia Vicentini, della quale faceva parte il giovane Ascanio, altro fervido patriota e cospiratore, capo del Comitato della morte, costituitosi a Paganica "per distruggere" come si leggeva in un rapporto della polizia "il governo, il Re, l'ordine".
Come avviene sempre tra giovani, che s'incontrano in piccoli centri, anche l'Ascanio, che si distingueva per prestanza fisica e per i nobili lineamenti, s'avvicinava e si legava d'amicizia con il lombardo, che sempre esercitava su gli altri, per la compostezza, la serietà, la vigoria ed il maschio accento comasco, molto ascendente.
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