Umberto Adamoli
FAMIGLIE STRINA-ADAMOLI. DA COMO AD AQUILA


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     Il ramo della stessa famiglia, rimasto a Roma, si estingueva nel 1810, con Maria Adamoli, Superiora delle Certosine.
     Ed altro raccontava, destando sempre più viva simpatia nella famiglia Strina.
     Accennava anche, con molta semplicità, alle peripezie incontrate nella fuga di allontanamento dal paese natio, sotto gli occhi quasi della polizia, da cui era ricercato.
     In un primo momento, seguendo l'esempio degli altri profughi, voleva dirigersi, attraversando la Svizzera, verso il Piemonte, faro di italianità. Essendo, però, difficile lo sconfinamento, per l'alta neve, che copriva in quell'inverno le montagne, prendeva la via più facile del mezzogiorno.
     Il distacco dalla mamma, dagli altri familiari, dalla casa diletta, dalle valli, dai suoi monti, nella notte nera, gli faceva sanguinare il cuore. Non era possibile riprodurre con parole, neppure in parte, i sentimenti tumultuati, in quel momento, in fondo all'animo in tempesta.

     Si metteva in cammino, nella buia notte, con pochi oggetti, chiusi in un sacco da viaggio, e con il danaro, in monete d'oro, cucito nella cinghia dei calzoni.
     Non era solo, nella dolorosa marcia. Lo accompagnava altro fratello, profugo anche lui, che si era fermato in Toscana. Il viaggio era stato compiuto quasi tutto a piedi, scansando le vie maestre. I fiumi, specialmente quelli di confine, erano stati attraversati su barche, in posti nascosti; qualche volta anche a guado. Aveva dormito nelle campagne, in poveri casolari, tra persone spesso, per la loro diffidenza, pericolose. Si era potuto salvare dall'arresto, dal quale qualche volta si era sentito minacciato, per l'avvedutezza, la prontezza dei suoi atti.


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Umberto