Potevano essere felici, pienamente, se altri fossero stati i tempi.
Fedele alle sue idee, viveva, invece, il lombardo, come vivevano i cognati Isidoro ed Ascanio, in uno stato di particolare turbamento. Uno stesso spirito di ribellione e di lotta continuava ad infiammare i tre cognati, ferventi seguaci di Garibaldi e del mistico Mazzini.
Amavano i tre la famiglia, nel significato più nobile, ma anch'essi non sentivano, nelle agitazioni del tempo, che la voce accorata che saliva, come invocazione, dalle torture della patria schiava. Spesso si riunivano, con altri fedeli amici, tra cui i signori Rodrigo de Paulis, Gioacchino Volpi, Giovanni Antonelli, Luigi Cirilli, Camillo Nicola Vespa e Raffaele de Vecchi, per esaminare i messaggi segreti, che giungevano dagli altri Comitati rivoluzionari nazionali. Si riunivano anche per provvedere alla propria difesa, contro le insidie e le minacce del molto attivo partito realista borbonico, diretto a Paganica, principalmente, dai signori Giocondo Vivio, Giacinto Centi, Daniele Masciovecchio, Giovan Battista Centi, Raffaele Berardi, Girolamo Giusti, Mattia Pompilio, Luigi Vivio e Andrea Biordi.
Non mancavano con essi zuffe, contenute, però, dai nostri per ragioni di prudenza.
In tal modo, tra congiure, contro congiure, perquisizioni, fermi, interrogatori ed altre aspre forme di persecuzione politica, trascorreva il 1845. Prima che si chiudesse l'anno, quando le campagne, le valli, i monti erano coperti di neve e di silenzio, precisamente il 25 dicembre, giungeva ad allietare la casa Adamoli a Tempera un bel maschietto, al quale si dava il nome lombardo di Gelasio.
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