Nel 1846 gli eventi, nell'ordine politico e religioso, culminavano con l'elevazione al soglio pontificio, dopo la morte di Gregorio XVI, del cardinale Giovanni Mastai Ferretti, bello della persona, affabile, di tendenze liberali. Molti ne gioivano. I neo-guelfi, partito sorto in contrapposto a quello rivoluzionario mazziniano, ne erano entusiasti, sperando di raggiungere la meta, conformemente al loro programma, attraverso l'opera del papa, in via pacifica. L'entusiasmo aumentava quando il 16 luglio, come primo atto, Pio IX, con l'editto del perdono, nuovo negli annali della Chiesa, concedeva una generale amnistia a favore dei detenuti politici.
Ma le belle promesse e le tante speranze di popolari riforme naufragavano in seguito, per le mene degli Stati reazionari, tra cui la perfida Austria.
Nel 16 gennaio del 1847, nell'anno degli inutili moti, la casa degli Adamoli era allietata dalla nascita di altro maschietto, al quale si dava il nome di Luigi. Anche le case di Isidoro Strina e di Ascanio Vicentini, i più irrequieti tra i cospiratori, erano messe lietamente a rumore da una bella nidiata di sani vispi bambini.
Si giungeva, in tal modo, al 1848, all'anno in cui si iniziavano tutte quelle insurrezioni e quelle guerre, che dovevano rendere sempre più sacro, con il fiume del sangue versato, il diritto del riscatto nazionale.
Attorno ai nostri, segnati nei registri neri, si esercitava dalla polizia, ed anche dagli zelanti realisti, la più oculata vigilanza. Non se ne scoraggiavano, né si preoccupavano dei provvedimenti che, da un momento all'altro, potevano essere adottati ai loro danni.
|