Ma sapeva anche, dolorosamente, la morte del suocero, avvenuta nell'agosto, ucciso dalle ansie, dalle sventure domestiche e nazionali.
Scompariva con Domenico Strina, prematuramente, un uomo di eccezionale attivitą, che era stato cittadino integerrimo, marito e padre esemplare, creatore di quell'industria ricca, per la contrada di Paganica e per i lavoratori, di tanti benefici.
Scompariva quell'uomo, tanto stimato ed amato, ma le sue virtł si trasmettevano, vive, nei figli. Si trasmettevano in padre Emidio, religioso di singolari doti, di vasta cultura, di infiammata penetrativa parola, di alto spirito di caritą, santo nelle opere e nei costumi. Si trasmettevano in Isidoro, ingegnere di grandi qualitą, che, seguendo le orme paterne, scriveva nella storia del patrio riscatto, con il proprio ardimento ed il proprio sacrificio, una luminosa pagina, di cui la discendenza doveva essere fiera, onorata. Si trasmettevano nelle figlie Sempronia e Doralice, di alto nobile sentire, mogli e madri esemplari, dal forte spirito religioso e patriottico.
Ma quella scomparsa procurava alla famiglia Strina, vivente ora ad Aquila, oltre l'acerbo lutto, preoccupazioni anche di carattere economico, avendo la proprietą non libera, gli stabilimenti chiusi, il capo relegato nelle isole maledette.
Non trovava conforto, pel momento, che nella bontą degli altri parente, e nella speranza di giorni migliori.
Con il tramonto dell'estate, nel pieno melanconico autunno, precisamente il 23 novembre dello stesso 1851, altro bambino, Aldobrando, si aggiungeva alla schiera, che teneva gią allegramente in iscompiglio, a Tossicia, la famiglia degli Adamoli.
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