Umberto Adamoli
FAMIGLIE STRINA-ADAMOLI. DA COMO AD AQUILA


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     Né era possibile avvicinare la bella Maria Carolina. Non usciva di casa che accompagnata dalla madre, o, come gendarmi, da due severe zie, Maria Gesù e Maria Concetta, rimaste zitelle per debolezza, appunto, di casta.
     Quando le poteva far giungere un biglietto, era consigliato di rivolgersi ai genitori, ciò che egli faceva a mezzo del parente Antonio, che godeva nella contrada molta riputazione e rispetto.


     Quando il nostro giovane era ammesso in quella casa, poteva osservare da vicino i segni davvero superbi dell'antico casato. La storia dei Marotta, che risaliva ai secoli, pur attraverso le vicende tumultuose del regno delle Due Sicilie, non si era mai offuscata. I protagonisti avevano sempre conservato, con l'autorità ed il censo, alte cariche di responsabilità e di comando. Ed avevano conservato il titolo di duca di Castelnuovo, del quale era stato insignito don Pasquale Maria Marotta, trasmissibile ai suoi discendenti.

     Molti e vasti possedimenti avevano avuto a Giffoni, a Montecorvino Rovella, a Castelnuovo e in altre contrade della feconda Campania e della montagnosa Calabria: possedimenti, dei quali non rimaneva, però, dei Marotta, che soltanto il nome, un tempo tanto temuto e rispettato.
     Tra i feudi perduti, figurava, in provincia di Avellino, il monte Partenio, sotto la vetta del quale era fiorito, nell'antichità, il Tempio di Cibele, molto famoso, visitato anche dal mistico Virgilio, che vi si intratteneva a lungo, in filosofiche conversazioni, con i suoi austeri sacerdoti. Quel Tempio che, avvolto da un paesaggio incomparabilmente bello, era in seguito trasformato, con una ricca Abazia, nel celebre Santuario di Monte Vergine.


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Umberto