Umberto Adamoli
L'OMBRA CHE VINCE
(Dramma in quattro atti)


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     FABIO

     Vera peste.
     GIANCARLO

     (indicando con la mano verso destra)

     Eccolo lą un campione dei nostri tempi.

     (Un uomo, poveramente vestito, avanza nel giardino.)

     FABIO

     Uno dei tanti pezzenti.

     GIANCARLO

     (guardando meglio)

     Non sembra.

     FABIO

     E chi puņ essere...
     GIANCARLO
     Un serparo.

     FABIO

     Gią, un serparo.

     GIANCARLO

     Altra felice genia che con i lupi mannari, i maghi, le fattucchiere e gli zingari concorrono a dare strana rinomanza alla nostra terra.

     (Intanto l'uomo, misero nel fisico e nel vestito, appare da un lato della scena, con una cassetta a tracolla.)



     SCENA SECONDA

     SERPARO

     (che si avvicina lentamente, timido)

     Che san Domenico vi protegga!

     GIANCARLO

     Che volete che ci protegga il vostro san Domenico con tanti serpi che sono intorno!

     SERPARO

     (che non ha capito l'ironia)

     I miei serpi, come certo sapete, con la loro morsicatura, vi potrebbero rendere, appunto, l'immunitą.


     FABIO

     Povero uomo!

     SERPARO

     Ne dubitate? Affari d'oro ho fatto questa mattina a Cavuccio. Nel decorso anno, dopo il mio passaggio, un uomo era stato morsicato da una vipera. La vipera moriva, non il mio uomo.
     « A me, a me » quando mi hanno visto si gridava da ogni parte. « A me, a me ». Stanchi ne siamo usciti io i miei serpi. E san Domenico di Cocullo sia benedetto.

     (Si scopre nel nominare il santo.)

     Su non temete. Datemi il braccio. E' un attimo.

     GIANCARLO

     Schiacciar la testa, come maledizione divina, si deve al serpe, che č stato, con la donna, causa di tutti i nostri mali.

     SERPARO

     Ma vi dico che č un attimo...

     (Mentre parla apre la cassetta. Un serpe fa capolino.)


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Umberto