Umberto Adamoli
L'OMBRA CHE VINCE
(Dramma in quattro atti)


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     BALBINA

     Da voi non vi sono serenate?


     NEMESIO

     Ve ne sono, ma le nostre serenate sono costituite dai canti, dalle armonie che salgono, nella notte di stelle, dal mistero dei campi.

     PATRICIA

     Tutto diverso, adunque.

     NEMESIO

     Quasi.

     BALBINA

     Anche nel parlare?
     NEMESIO

     Anche, ma a vostro vantaggio. Il nostro parlare è duro come le rocce delle nostre montagne; il vostro è morbido come la spuma della vostra laguna. Meglio esprime, con la sua mussicalità, la tenerezza del cuore. Canto di sirene.

     PATRICIA

     Pericoloso per voi.
     NEMESIO

     Questo no. Sono ben munito di talismani.

     BALBINA

     Toglieteci un'altra curiosità. Spesso dai vecchi pretuziani abbiamo inteso parlare di banditi. Chi sono?

     NEMESIO

     Chi erano, volete dire. È ormai tramontato, come tramontano tutte le cose, il loro regno.


     PATRICIA

     E chi erano?

     NEMESIO

     Uomini d'armi erano, che non sopportavano la schiavitù, che odiavano lo straniero, che amavano la patria e a suo nome morivano, come ebbe a morire, sui monti della Dalmazia santa, mio padre.

     PATRICIA

     Sicchè voi siete figlio di bandito.

     NEMESIO

     Di capo bandito, di Giulio Montecchi, dell'eroe del monte san Salvatore. Ed ora mi pare che basti con questi discorsi.

     PATRICIA

     No, no. Parlateci ancora di questa vostra terra misteriosa.

     NEMESIO

     Non vorrei che la immaginaste come la terra visitata, qualche secolo fa, dal vostro Marco Polo. Ha proprie caratteristiche, questo sì. Le cime delle montagne penetrano nelle nubi, mentre nelle pendici scendono, mormorando, ruscelli dalle limpide acque. D'estate le valli si riempiono di belati di gregge numerosa pascolante con placida lentezza. I poggi, sui quali posano bianchi paeselli, appaiono come castelli, avvolti di silenzio e di leggende. E cantano nelle valli. i fiumi, nelle stoppie le cicale, nell'aria l'allodola, nella siepe l'usignuolo, nella campagna la fresca villanella.


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Umberto