BALBINA
Da voi non vi sono serenate?
NEMESIO
Ve ne sono, ma le nostre serenate sono costituite dai canti, dalle armonie che salgono, nella notte di stelle, dal mistero dei campi.
PATRICIA
Tutto diverso, adunque.
NEMESIO
Quasi.
BALBINA
Anche nel parlare?
NEMESIO
Anche, ma a vostro vantaggio. Il nostro parlare è duro come le rocce delle nostre montagne; il vostro è morbido come la spuma della vostra laguna. Meglio esprime, con la sua mussicalità, la tenerezza del cuore. Canto di sirene.
PATRICIA
Pericoloso per voi.
NEMESIO
Questo no. Sono ben munito di talismani.
BALBINA
Toglieteci un'altra curiosità. Spesso dai vecchi pretuziani abbiamo inteso parlare di banditi. Chi sono?
NEMESIO
Chi erano, volete dire. È ormai tramontato, come tramontano tutte le cose, il loro regno.
PATRICIA
E chi erano?
NEMESIO
Uomini d'armi erano, che non sopportavano la schiavitù, che odiavano lo straniero, che amavano la patria e a suo nome morivano, come ebbe a morire, sui monti della Dalmazia santa, mio padre.
PATRICIA
Sicchè voi siete figlio di bandito.
NEMESIO
Di capo bandito, di Giulio Montecchi, dell'eroe del monte san Salvatore. Ed ora mi pare che basti con questi discorsi.
PATRICIA
No, no. Parlateci ancora di questa vostra terra misteriosa.
NEMESIO
Non vorrei che la immaginaste come la terra visitata, qualche secolo fa, dal vostro Marco Polo. Ha proprie caratteristiche, questo sì. Le cime delle montagne penetrano nelle nubi, mentre nelle pendici scendono, mormorando, ruscelli dalle limpide acque. D'estate le valli si riempiono di belati di gregge numerosa pascolante con placida lentezza. I poggi, sui quali posano bianchi paeselli, appaiono come castelli, avvolti di silenzio e di leggende. E cantano nelle valli. i fiumi, nelle stoppie le cicale, nell'aria l'allodola, nella siepe l'usignuolo, nella campagna la fresca villanella.
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