MARIO - Io forse?
LUCIA - Calma, calma, figli. La colpa non è vostra. La colpa bisogna cercarla fuori di questa casa, nelle forze del male. Troppo bella era la nostra vita, nobilitata da tante virtù, perché potesse durare. Nel sereno si teme la tempesta e la tempesta è giunta.
RENATO - Mamma!
LUCIA - No, no, la colpa non è vostra. I figli, anche se degeneri, non possono volere la morte della mamma...
RENATO - No, madre. Anche questo cattivo non può volere il tuo male.
MARIO - Io non voglio il male di nessuno. Solo vorrei che si considerasse, nella sua realtà, il tempo nuovo. Non è mia la colpa se le sofferenze degli avi, vittime di sfruttatori, si siano risvegliate in me, per le giuste riparazioni.
RENATO - Facendo lega con i negatori di quello spirito che differenzia l'uomo dai bruti.
MARIO - E lo rende schiavo di credenze ormai superate. Ad altro tende oggi la civiltà. Non più gli uomini vivono con gli occhi chiusi. La religione non è, come è stato affermato, che l'oppio per i gonzi.
RENATO - Maledetto ancora una volta. Quando finirai di bestemmiare?
LUCIA - (con accento accorato coprendosi le orecchie) No, figlio. Di' che non è vero quel che hai detto; di' che hai scherzato.
MARIO - Scherzato! No, non ho scherzato. Il mondo dei ciarlatani crolla...
RENATO - Crolla la tua testa malsana, che io ti spacco. Infame...
(Gli si avvicina minaccioso. Mario si dispone a reagire).
LUCIA - No, no, figli... Questo no...
PAOLO - (che entra d'improvviso tornando di fuori) A tanto si è giunti?
(Rivolto a Mario, considerato il provocatore)
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