BRIGADIERE - Ma i castelli che la donna, nel giovanile entusiasmo, edifica nell'aria, crollano quasi sempre nell'incontro con la cruda realtà. Questo io so.
ANITA - In un pessimismo però strano per un giovane, quando la fede e i forti propositi dovrebbero sorreggere la giovinezza.
BRIGADIERE - Se non vi fossero le nubi a oscurare le luci dell'aurora.
ANITA - Serenata la nostra non intonata, nei freschi nostri anni, alla dolcezza dell'ora.
(S'ode a questo punto nella villa, già avvolta di ombre, il suono del pianoforte).
BRIGADIERE - (dopo d'aver un po' ascoltato) La signorina Maria?
ANITA - Sì. Tutte le sere, a quest'ora, come in un rito, suona per placare, forse, il suo spirito agitato; forse per elevare in fiamma, la fantasia del padre poeta.
BRIGADIERE - (con senso di compassione) Povera Ombretta!
ANITA - Anche lei, nella giovinezza mutilata, non è felice.
BRIGADIERE - Ma è rassegnata dal danno della paralisi e piena di bontà. Sarò orgoglioso un giorno di poter dire d'aver parlato con lei e d'aver parlato con il suo grande genitore. (Additando poi il terrazzo) Eccolo là, il cantore di Miranda. Declama. (Chiaramente odono, come a conclusione di un canto)
Tace il mio cor da sommo a imo ed ombre
lievi di sogni vi errano, di amori
vani di vita.
BRIGADIERE - (ripete, con mestizia) Amori vani di vita.
ANITA - Dolce poeta.
BRIGADIERE - Molti di quei fantasmi, che affollano a quest'ora la sua mente accesa, saranno, a spirituale godimento, trattenuti; altri, forse i più belli, svaniranno sul far del giorno, con le ombre della notte. Ma nulla muta, con il pianto e con il riso, nelle umane vicende.
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