Umberto Adamoli
VEGLIA AL CONFINE
(Dramma in quattro atti)


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     SCENA TERZA

     SOFIA - (sorella minore di Anita, che giunge d'improvviso con l'amica Giuseppina) Tubano bene i colombi. Bravi, bravi.

     GIUSEPPINA - Lasciamoli tubare nella beata dimenticanza.

     SOFIA - E' nello spirito del cantore di Miranda.

     BRIGADIERE - Che era là a raccogliere le voci del lago, dei monti, delle stelle e delle anime in pena.

     GIUSEPPINA Per ritrasmetterle nelle anime avide di armonie.

     SOFIA - Ma anche il nostro Bimbo, tormento di molti cuori, è poeta.

     BRIGADIERE - Vorrei esserlo.

     GIUSEPPINA - Per cantare anche di noi?

     BRIGADIERE - Perché no?

     SOFIA - E cosa direbbe?

     BRIGADIERE - Che sono le tre Grazie.

     GIUSEPPINA - Troppo poco. E di me?

     BRIGADIERE - Che è la più birichina, ma piacevole, simpatica, bella nei capelli castani, nel viso d'avorio, nei grandi occhi neri di fata.


     GIUSEPPINA - Basta, basta, ché il troppo incenso mi dà alla testa.

     SOFIA - E di me?

     BRIGADIERE - Degna di pennello. Graziosa, bella nel biondo dei capelli, nella soavità degli occhi, nella dolcezza del sorriso.

     SOFIA - Basta, basta anche per me, che perdo il senno.

     GIUSEPPINA - Consacrato poeta, nel verso sciolto.

     SOFIA - (poiché la sorella tace) E di Anita?

     BRIGADIERE - Che è la più cara, la più mistica, la più vicina al cuor del poeta.
     (L'Anita se ne commuove e poiché le altre applaudono)
     Piano piano che il vero poeta potrebbe essere turbato, dietro quelle imposte, nelle alte sue visioni.

     GIUSEPPINA - Anche l'ora invita a parlar piano.

     (Il suono dell'Avemmaria della vicina chiesa li tiene un po' raccolti, come in preghiera. Dopo)


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Umberto