SCENA TERZA
SOFIA - (sorella minore di Anita, che giunge d'improvviso con l'amica Giuseppina) Tubano bene i colombi. Bravi, bravi.
GIUSEPPINA - Lasciamoli tubare nella beata dimenticanza.
SOFIA - E' nello spirito del cantore di Miranda.
BRIGADIERE - Che era là a raccogliere le voci del lago, dei monti, delle stelle e delle anime in pena.
GIUSEPPINA Per ritrasmetterle nelle anime avide di armonie.
SOFIA - Ma anche il nostro Bimbo, tormento di molti cuori, è poeta.
BRIGADIERE - Vorrei esserlo.
GIUSEPPINA - Per cantare anche di noi?
BRIGADIERE - Perché no?
SOFIA - E cosa direbbe?
BRIGADIERE - Che sono le tre Grazie.
GIUSEPPINA - Troppo poco. E di me?
BRIGADIERE - Che è la più birichina, ma piacevole, simpatica, bella nei capelli castani, nel viso d'avorio, nei grandi occhi neri di fata.
GIUSEPPINA - Basta, basta, ché il troppo incenso mi dà alla testa.
SOFIA - E di me?
BRIGADIERE - Degna di pennello. Graziosa, bella nel biondo dei capelli, nella soavità degli occhi, nella dolcezza del sorriso.
SOFIA - Basta, basta anche per me, che perdo il senno.
GIUSEPPINA - Consacrato poeta, nel verso sciolto.
SOFIA - (poiché la sorella tace) E di Anita?
BRIGADIERE - Che è la più cara, la più mistica, la più vicina al cuor del poeta.
(L'Anita se ne commuove e poiché le altre applaudono)
Piano piano che il vero poeta potrebbe essere turbato, dietro quelle imposte, nelle alte sue visioni.
GIUSEPPINA - Anche l'ora invita a parlar piano.
(Il suono dell'Avemmaria della vicina chiesa li tiene un po' raccolti, come in preghiera. Dopo)
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