Umberto Adamoli
VEGLIA AL CONFINE
(Dramma in quattro atti)


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     BRIGADIERE - Ave Maria! Ecco l'ora più mesta per i finanzieri nella solitudine della montagna. Quando le ombre avvolgono le valli, i boschi, i monti e le campane invitano alla preghiera, piange il loro cuore.

     GIUSEPPINA - E nella notte?

     BRIGADIERE - Tra i trilli d'insetti, i fruscii di foglie, i sospiri di esseri invisibili, si resta come smarriti. Solo con l'apparire dell'aurora l'anima mesta, con un senso di ineffabile freschezza, si riconforta, si riaccende alla gioia, alle speranze della vita. E l'Avemmaria del mattino è tanto dolce, quanto è mesta l'Avemmaria della sera. Si vorrebbe essere allora, per cantare con gli uccelli, poeta.

     SOFIA - (con molta grazia) - Bimbo, da dove è venuto a gettare qui lo scompiglio?

     BRIGADIERE - Dalla regione che ha i monti, le valli, i boschi come la vostra regione. Non ha il lago, ma ha il mare profondo, tempestoso come il cuore umano.


     GIUSEPPINA - Se ne torni allora al suo mare.

     ANITA - Non la tempesta ama il Bimbo, ma la placidità del lago, sulle cui rive si costruirà una villetta, con fiori attorno, verde, silenzio.

     GIUSEPPINA - E poesia, non è vero? A me sembra che da questa villa si vada diffondendo quella malattia romantica del secolo che non tocca, però, come quello di tante altre ragazze, il mio cuore.

     BRIGADIERE - Brava, Giuseppina. Non si faccia abbagliare da false luci. E lei signorina Sofia?

     SOFIA - Io mi vado a far monaca.

     BRIGADIERE - Eh, eh! Per servire da modella, con gli occhi pensosi e i capelli biondi, a qualche altro frate Angelico, non è vero? (Tutti ridono)


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Umberto