Umberto Adamoli
VEGLIA AL CONFINE
(Dramma in quattro atti)


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     2° FINANZIERE - Lasciamo ora leggere.

     1° FINANZIERE - Leggerai dopo; parliamo ora. Non vale neppure il sacrificio della nostra giovinezza a scuotere l'altrui noncuranza. Ai funerali delle vittime di Seghebbia chi c'era? Io assistetti al passaggio delle bare. La piccola banda che tanta tristezza, con le funeree note, infondeva nella vallata e nel mio animo, era costituita da contrabbandieri; da contrabbandieri era costituito l'accompagnamento pietoso. Gli altri, cioè i governativi? Assenti. Ecco la lacrimevole nostra condizione.

     2° FINANZIERE - Non ti rammaricare ché verrà giorno in cui questi sacrifici risplenderanno di vivida luce nella riconoscenza nazionale.

     1° FINANZIERE - Lo credi tu?

     2° FINANZIERE - Se lo credo?... Ne sono sicuro. Lo esigono le nostre vittime, la nostra storia senza macchie, l'importanza del nostro servizio. Noi con i nostri sacrifici, con la nostra fedeltà, con il nostro sangue stiamo preparando il fausto evento. Un giorno, forse non lontano, entreremo, con squilli festosi e a bandiera spiegata, tra i generali applausi, in seno alle migliori forze armate dello Stato. E se vi fosse una nuova guerra, come vi sarà per la riconquista di nostre sacre terre, i finanzieri rinnoverebbero le gesta gloriose dei finanzieri di Bezzecca, di Padova, del Tevere elogiati da Garibaldi, ammirati dal vecchio generale Zucchi, esaltati da Luciano Manara.


     1° FINANZIERE - Ed io elogio te per il tuo elevato spirito, per la conoscenza della nostra storia, per le tue speranze. Intanto, mentre in tutto il mondo della cristianità si fa festa, noi siamo, come il camoscio, nella più desolata solitudine. Aspetta tu i riconoscimenti; io, finita la ferma, me ne andrò.


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Umberto