Rameria di Villa Tordinia (anno 1982)
La società tra i fratelli Adamoli decorse dall’agosto del 1888, quando essi ricevettero in affitto dagli Spinozzi (Pietro, Luigi, ed altri fratelli) le strutture di Villa Tordinia destinate alla lavorazione del rame, pagando un affitto mensile di lire 125. Gli Adamoli vantavano una lunga tradizione familiare come ramai: il padre Giuseppe Maria (vedi Appendice C), di origine lombarda, dopo una esperienza ventennale in una rameria di Bologna giunse in Abruzzo nel 1842, lavorando a Tempera (L’Aquila) nella rameria della famiglia Strina; nel 1846 si trasferì con la famiglia (5) a Villa Chiarino di Tossicia, prestando servizio nella rameria dei Marconi (funzionante sin dal 1812), quindi nel 1857 giunse a Teramo con l’apertura della rameria di Villa Tordinia, stabilendo la famiglia a Rocciano; quasi contestualmente venne aperto il deposito e il laboratorio della Cona. Con la morte di Giuseppe avvenuta nel 1859 (6), solo 13 anni dopo il maggiore dei figli di questi, Gelasio, riprese in proprio la gestione della rameria, che fu condotta dal 1872 al 1883 circa. L'interruzione nella gestione della fonderia è legata agli spostamenti degli Adamoli, conseguenza di varie vicissitudini familiari, che condussero la famiglia a permanenze più o meno lunghe tra Tempera e Giffoni Valle Piana (Salerno) (7).
Il rientro definitivo a Teramo dei figli del capostipite del ramo abruzzese degli Adamoli avvenne in occasione della morte della loro madre Doralice Strina, nel 1888. Questo è l'anno nel quale si avviò la società tra Gelasio e Giovanni (8), destinata a concludersi circa quattro anni dopo, quando il primo si ammalò seriamente nel 1892 e il secondo, da pochi mesi diventato padre di Annunziata, morì prematuramente a 43 anni, nel 1893. All’attività partecipava anche il minore dei fratelli, Altobrando, il quale svolgeva un commercio ambulante per la campagna e la montagna; questi forse fu il solo tra i quattro figli maschi di Giuseppe a non aver intrapreso il mestiere di ramaio. Occorre infatti aggiungere che anche Luigi, secondogenito del ramaio lombardo, pur senza coadiuvare gli altri fratelli, svolse per lunghi anni il mestiere di ramaio in un proprio laboratorio, affiancando a questa attività anche la conduzione di alcuni terreni agricoli di famiglia. Successivamente alla morte dei fratelli Gelasio e Giovanni, Luigi, con la moglie Maria Grazia Falconi e i sette figli si trasferì da Villa Butteri (Frondarola) a Piano Grande (Torricella Sicura), quindi giunse anch'egli a Teramo, nel quartiere della Cona. Tra i figli di Luigi fu Giacinto a proseguire fino agli anni trenta del 900 l'attività di ramaio e del ferro battuto in un proprio laboratorio, prima a Torricella Sicura, quindi a Teramo, nella contrada della Cona, e precisamente in quegli stessi luoghi dove anni prima era vissuta la nonna Doralice Strina, e dove tutt'oggi risiedono alcuni dei suoi discendenti. Giacinto è da considerarsi l'ultimo, tra gli Adamoli, a chiudere la lunghissima tradizione di famiglia nell'artigianato del rame (9).
(5) Sposatosi nel 1843 con Doralice Strina, Giuseppe Maria Adamoli ebbe sette figli tra il 1844 ed il 1859: Gelasio, Luigi, Giovanni, Altobrando, Maria Cristina, Marta e Lucia.
(6) In tale anno la moglie Doralice Strina si trasferì definitivamente da Rocciano alla Cona dove, coadiuvata dai figli, conservò il laboratorio.
(7) Nel 1883 Gelasio, con la moglie Carolina Marotta ed otto figli, si trasferì a Giffoni Valle Piana, terra d'origine della moglie; quindi poco tempo dopo si portò a Tempera, dove divenne socio nella fonderia degli Strina.
(8) Il contratto di affitto della struttura di Villa Tordinia decorse dal 1° agosto 1888, come emerge da una scrittura privata integrativa del 2 marzo 1890, nella quale venivano parzialmente riformati gli accordi raggiunti tra i fratelli Adamoli ed i fratelli Pietro e Luigi Spinozzi (in nome anche degli altri fratelli). In tale scrittura vennero inoltre concordati una serie di lavori che gli Spinozzi si impegnavano ad eseguirsi nella rameria. (vedi Appendice A)
(9) Le notizie relative a Luigi Adamoli sono state gentilmente fornite da Marisa Adamoli, sua discendente, che ringrazio.
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