Altra offerta di lavoro nella rameria viene inoltrata nell’agosto 1890 ad Elio Di Gregorio di Civitaquana, «giovine di buona morale, rispettoso e non superbo (...) per quello che merita poi bisogna conoscere la sua abilità e sveldezza nel lavoro». Ad Alessandro Di Giovannantonio di Civitaquana nel mese di settembre 1890 Giovanni Adamoli scrive che desidera «sapere da voi se oggi siete lavorando finito. (...) Voglio conoscere la vostra abilità e che prezzo mi chiedete al mese. Voglio saperlo prima che tu venissi, così non avete a lagnarti». Nell’aprile 1891 c’è un contatto con Sabatino Canaletti di Pettorano sul Gizio, al quale vengono offerte 90 lire mensili e casa franca; dovendosi licenziare l’anziano Giuseppe Ghizzoni, a questi viene richiesta una pronta risposta. Con il Canaletti però non viene subito raggiunto l’accordo economico, ma Giovanni scrive: «mi pare a me che non ce una grande distanza, e vi passa anche la casa. E poi quando avrò visto la vostra volontà sul lavoro, non ci sarà da lamentarsi per così poca differenza».
Nell’aprile 1891 è Giovanni Arrigoni da Giffoni Valle Piana a contattare Teramo per un posto di lavoro, ma il ramaio teramano non può accettare la sua domanda «a motivo che son provisto di lavorandi e non mi conviene mandarli via per pochi mesi. Di lavoro ne ho moldo per grazia di Dio anzi è 20 giorni che si son messi a lavorare a giorno e notte». Come si vede quindi è proprio il triangolo Teramo - L’Aquila - Salerno quello nel quale gravitano gli Adamoli, i Ghizzoni e gli Arrigoni (14). (14) La sfera d’influenza degli Adamoli nelle ramerie si allargò anche verso la provincia di Avellino, dove già ad inizio novecento Vincenzo, uno dei figli di Gelasio, fu occupato nella fonderia del Comune di San Potito Ultra. La rameria di San Potito è a sua volta strettamente legata a quella di Giffoni. Gli stessi abitanti del comune irpino hanno gravitato per le vicende lavorative intorno a L’Aquila, Ascoli e Giffoni. (Cfr. “Gelasio Adamoli: un comunista nato dal rame”, a cura di Domenico Vizzone, collana “Gente di Ramiera”, San Potito, 2003, pagg. 9-11). |