Tra i documenti contabili più significativi per lo studio delle aziende del passato troviamo il copialettere, un particolare registro nel quale veniva interamente ricopiata la corrispondenza commerciale (nonché le fatture emesse ai clienti), permettendo il più delle volte una lettura completa della realtà aziendale. Le aziende dell'ottocento che disponevano di questo particolare registro contabile composto di fogli di carta velina, rimasto in uso sino al secondo dopoguerra, lo utilizzavano per ricopiarvi ogni tipo di comunicazione mediante l'uso della carta carbone (2).
Costituisce oggetto di questo lavoro un copialettere di 500 pagine (recante la relativa vidimazione eseguita dalla Pretura di Teramo) appartenuto a Giovanni Adamoli, negoziante di rame in Teramo; il registro copre il periodo che va dal 16 aprile 1890 al 28 febbraio 1892.
Pur non avendo il carattere di studio specialistico questo saggio, preceduto da un lungo lavoro di trascrizione e di analisi, si propone di descrivere ed informare gli aspetti dell'attività commerciale di un ramaio teramano di fine ottocento, fornendo un corpus di notizie di cui gli studiosi del settore potranno beneficiare per lavori di settore (3).
L’attività commerciale di Giovanni Adamoli, collocata alla Cona (a fine ottocento facente parte del contado teramano), era da questi svolta insieme al fratello Gelasio, il quale come maestro fonditore gestiva direttamente la rameria di Villa Tordinia, il cui complesso industriale era di proprietà della famiglia Spinozzi (4); oltre allo svolgimento dei compiti in rameria (ramiera nella parlata locale), Gelasio si occupava anche della partecipazione nelle fiere paesane, in particolare durante i periodi estivi. Gli utensili in rame che venivano prodotti dalla fonderia confluivano nel negozio situato alla Cona, dove si svolgeva l’attività prettamente commerciale; quivi era presente anche un laboratorio nel quale veniva svolta l’ulteriore lavorazione sia dei prodotti provenienti dalla rameria, sia dei prodotti acquistati da altri fornitori.
(2) Prima che la carta carbone fosse inventata, veniva applicato il macchinoso metodo del torchio, praticato mediante l'ausilio di “una vaschetta di lamiera, entro la quale si inumidivano con acqua, delle pezzuole di tessuto spugnoso del formato carta da lettere. I testi da riprodurre, dovevano essere scritti con inchiostro copiativo, a macchina o a mano. (...) L’originale si inseriva nel libro, si ricopriva con una delle pagine di carta velina e, al di sopra di questa, si sistemava una delle pezze umide. Era possibile continuare, inserendo altro originale, altra velina e altra pezza, sino all’esaurimento degli originali. Chiuso il copialettere, lo si pressava sotto un torchietto, girandone il manubrio. L’umidità delle pezze attraversava i fogli di velina, e raggiungeva la scritta copiativa del sottostante originale, la quale, sciogliendosi parzialmente, lasciava traccia sulla velina medesima. Dopo qualche minuto, si ritirava dal torchio il registro, sui cui fogli rimanevano riprodotte le copie degli originali” (Cfr. Giorgio Vecchio, "Memorie di un ottuagenario", indirizzo Internet www.poesia-creativa.it/vecchiogiorgior6.htm.
(3) Il presente saggio riprende ed amplia i contenuti del lavoro “Il copia-lettere di Giovanni Adamoli” di Federico Adamoli, pubblicato su “Aprutium”, Organo dell’Istituto Abruzzese di Ricerche Storiche – Teramo, Anno XIX, 2001, numero 1-2-3, pagg. 255-294.
(4) La rameria di Villa Tordinia, costruita da Gian Domenico Spinozzi, venne aperta nel 1857 dopo l'ultimazione del ponte che sovrasta la strada Teramo-L'Aquila. Funzionò fino agli anni 80 del secolo scorso, quando venne definitivamente a cessare l'attività condotta per più di mezzo secolo da Luigi Mercuri e dalla moglie Elsa Broccolini, che negli ultimi anni portarono avanti da soli il lavoro in fonderia; il Mercuri in Abruzzo fu l'ultimo fonditore di rame che utilizzò le tecniche antiche. In precedenza lavorarono nella stessa fonderia il padre ed il nonno di Luigi Mercuri. Le strutture della rameria sono attualmente semi-diroccate: il tetto degli ambienti che ospitano ancora parte degli impianti è interamente crollato, e la stessa strada di accesso risulta impraticabile. Legambiente e il Comitato di Quartiere di Villa Tordinia conducono da tempo un'opera di sensibilizzazione tesa al recupero della struttura, preziosissimo reperto di archeologia industriale. (Per un'ampia trattazione sulla rameria di Villa Tordinia e sulle tradizioni storiche nel teramano della lavorazione del rame si veda la Guida-catalogo del Museo di Tossicia. Artigianato arte comunicazione, realizzata dal Comune di Tossicia, AA.VV., pagg. 16-41, 2007, Tipografia 2000, Mosciano S. Angelo)
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